Snowflake Midnight

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Vivono e suonano un mondo a parte, i Mercury Rev, talmente distante dalle frenesie e dalle squallide atrocita’ del nostro da sembrare davvero utopico, un mondo che sfida le leggi gravitazionali, sospeso tra la Terra, la Luna e, appunto, Mercurio. Questo loro universo lo potevamo ancora comprendere e godere, increduli ed estasiati, fino all’ineguagliabile Deserter’s Songs. Dopo quel lavoro, la poetica fiabesca e la dimensione onirica della band (attualmente trasferitasi da Buffalo a Catskill, sempre nello stato di New York) hanno preso il sopravvento, erigendo un’invisibile barriera penetrabile solo con una notevole dose di pazienza e buona volonta’. E cosi’, dopo averlo fatto con All Is Dream (2001) e The Segret Migration (2005), continuiamo a rimpiangere i vecchi Mercury Rev anche all’indomani di Snowflake Midnight, settimo nuovo album in studio del gruppo e primo spot di un progetto che prevede a fine settembre la parallela uscita di un altro disco interamente strumentale, Strange Attractor, offerto in free download dal loro sito ufficiale. Ascoltare Snowflake Midnight e’ come vedere i Mercury Rev lontani anni luce dal paradigma del rock e anche della straniante psichedelia orchestrale di cui furono originale espressione negli anni Novanta. Quel che prende ormai il largo e’ invece un melomane approccio alla forma-canzone pop, collimante con un’improvvisa passione per effetti digitali e artifizi elettronici. Apre le danze Snowflake In A Hot World, con un sommesso intro tridimensionale di tastiera e onirici riflessi ambientali, solcato dal falsetto sottile e diafano di Jonathan Donahue, poi, molto alla lunga, il ritmo del pezzo prende quota tra drum machine, batteria e fragili linee di piano avvolte da soffici armonie vocali e ulteriori effetti di tastiere. Ovattata ed infarcita d’elettronica, con uguale alternanza di stasi e ripartenze, anche Butterfly’s Wing, creativamente scossa dai lontani echi di una tromba davisiana. Da questo punto in poi il canto di Donahue risulta gia’ piatto, prevedibile ed insopportabile. Ogni pezzo successivo ingrana la marcia faticosamente e nonostante la maniacale cura degli arrangiamenti suona come un esercizio pretenzioso ma incompiuto, a meta’ strada tra dream pop-soul sinfonico e ambient cinematico (October Sunshine). Una chitarra elettrica che sembri tale neanche a pagarla e di psichedelia nemmeno la piu’ pallida ombra, a meno che il gruppo intenda allucinarci con le voci processate, le tappezzerie digitali e le elettroniche vintage che spopolano in Senses Of Fire, Dream Of A Young Girl As A Flower, Runaway Raindrop e A Squirrel And I (Holding On… And Then Letting Go). Alla resa dei conti un gruppo quasi irriconoscibile, perso tra le maglie dell’album piu’ fatuo, inutile e ammorbante della sua storia.


 




Voto: 5/10


Genere: Dream-Ambient Pop


 


 




Musicisti:


Jonathan Donahue – vocals, guitar


Sean “Grasshopper” Mackiowiak – guitar, bass


Jeff Marcel – keyboards, drums


Dave Fridmann – producer, bass


 


 


 




Brani:


01. Snowflake In A Hot World


02. Butterfly’s Wing


03. Senses Of Fire


04. People Are So Unpredictable


05. October Sunshine


06. Runaway Raindrop


07. Dream Of A Young Girl As A Flower


08. Faraway From Cars


09. A Squirrel And I (Holding On… And Then Letting Go)


 


 


 




Links:


Mercury Rev: www.mercuryrev.net

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