Da molto, troppo tempo, avevamo un debito morale con Pietro Condorelli e i suoi compagni per la mancata recensione di questo disco, una mancanza ancor più grave se si pensa che trattasi di un lavoro autoprodotto dai tre musicisti con il supporto di un appassionato come Mariano Arcasi. E così, per iniziare a parlarne, ci riallacciamo a quanto ci aveva detto, durante uno scambio di battute, un caro amico che era in procinto di recensirlo. Opening è un disco … sincero, e non possiamo che essere d’accordo.
Qui Condorelli sembra tirare fuori dalle sue dita il fuoco sacro degli inizi, sia nell’approccio diretto alla musica (spontaneo, apparentemente poco pensato ma molto sentito), sia nel fraseggio (a volte frammentato, ricco di pause pregne di tensione), sia ancora nel suono della sua chitarra (vicina in questo caso più a John Abercrombie o a Jim Hall che non ad un musicista ‘di scuola’ come Wes Montgomery).
La dimensione del disco è – manco a dirlo – aperta, ricca di strutture molto flessibili che forniscono a Condorelli, Carpentieri e Senni continue occasioni per mettere in mostra un profondo senso dell’interplay e dell’improvvisazione. Ed infatti, oltre alle già note capacità artistiche e strumentali del chitarrista, si apprezzano sin dalla prima traccia – la bellissima “The Dark Side” – le linee ‘trasversali’ di contrabbasso (spesso in controtempo) disegnate da Stefano Senni e le figure ritmiche di Enzo Carpentieri.
I brani sono tutte pennellate di un unico quadro, assemblati ed eseguiti in maniera tale da rendere insignificante la paternità degli stessi, che si tratti sia di originals, sia di composizioni di Thelonious Monk, Richie Beirach o di Lee Morgan. Tra essi spicca una composizione di Condorelli, “Wild Cats” [presente nel long-playing (sic) d’esordio di Maria Pia De Vito e nel primo cd del vecchio gruppo dell’autore, il Sonora Art Quartet … che tempi, quelli!!!], brano che, pur essendo stato scritto una quindicina d’anni fa, non mostra alcun segno di vecchiaia, tanto sono bravi i musicisti a re-inventare la musica nel momento stesso dell’esecuzione. Ma non si può non notare l’apertura della title-track, “Opening” appunto, con una citazione de “L’uomo in frac” di Domenico Modugno.
Pubblicato nel periodo in cui Condorelli era da poco stato nominato titolare della cattedra di ‘Jazz’ al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli – Opening è un lavoro che meriterebbe molta più attenzione (ed una migliore distribuzione) di quanta non gliene sia stata finora prestata.
Da segnalare come una delle cose più belle del chitarrista.
Musicisti:
Pietro Condorelli – chitarra
Stefano Senni – contrabbasso
Enzo Carpentieri – batteria
Brani:
01. The Dark Side – 4.06
02. Difficulto To Bo – 5.30
03. Played Twice (Monk) – 2.49
04. Ceora (Morgan) – 12.19
05. Opening – 3.13
06. Black eamp; Gold – 6.52
07. Wes Drive – 8.53
08. Leaving (Beirach) – 10.05
09. Wild Cats – 7.21
Link:
Pietro Condorelli e Stefano Senni su Italian Jazz Musicians: www.ijm.it