Far Out

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Arriviamo con colpevole ritardo a parlare di questo disco del pianista e compositore Antonio Farao’, non il suo ultimo lavoro, consapevoli pero’ del fatto che davvero non se ne poteva fare a meno.
Dopo la vittoria nel 1998 del primo premio al “Concorso Internazionale Piano Jazz Martial Solal”, indetto ogni 10 anni dalla Citta’ di Parigi, la stella di questo straordinario musicista ha cominciato a brillare intensa nel firmamento del jazz anche lontano dall’Italia. Questo riconoscimento e’ stato piu’ che mai uno stimolo per il nostro a proseguire per la sua strada, a coltivare un pianismo molto personale, che nasce dall’incontro e dall’amore per i piu’ grandi, McCoy Tyner e Herbie Hancock da un lato, Bill Evans dall’altro. Lo studio e l’assimilazione di stili cosi’ diversi e una tecnica davvero robusta hanno fatto di Farao’ un pianista veramente completo, coinvolgente, capace di trascinare con un pianismo percussivo e dinamico o di appassionare l’ascoltatore per la sua facilita’ melodica e fluidita’ nel fraseggio.
“Far out” e’ il suo quarto lavoro discografico e quasi tutti gli 11 brani che compongono l’album sono stati composti da Farao’, incisi allo studio Bauer di Ludwigsburg sullo Steinway usato da Jarrett e per tutti e’ stata scelta la prima “take”. Questo a sottolineare il grado di intesa raggiunto con il trio che l’accompagna. Sebbene il livello di interplay tocchi in questo disco vette molto alte, e’ con Bob Berg che a Farao’ sembra piaccia dialogare di piu’, spesso quali duellare. Cio’ e’ evidente fin dal primo davisiano “Seven steps to heaven”. Ma il merito di sostenere la carica dei due fuoriclasse va certamente a due vecchie conoscenze del pianista, il macedone Martin Gjakonovski al contrabbasso e il bosniaco Dejan Terzic alla batteria.
“Andalusia” e’ un brano dall’andamento ipnotico e ondeggiante, molto intenso, in cui il preciso contrabbasso di Gjakonovski lascia libera di inventare la batteria di Terzic, mentre Berg soffia uno struggente lamento e Farao’ contribuisce ad impreziosirlo con uno splendido assolo.
In trio e’ suonata l’intimista “Walking with my soul”, brano che tira fuori il meglio anche da Gjakonovski, mentre tutt’altra atmosfera contribuisce a creare “Far out”, in cui si ripropone la “prova di forza” Farao’-Berg a colpi di trascinante swing. Poi si ritorna ad atmosfere piu’ rilassate con la bella “Fields”, riproposta alla fine del disco in piano solo, con “Simple” e “For my friend”. Prima della chiusura uno scatenato “One way” scaccia ogni melanconia e mostra tutta la qualita’ e l’amalgama raggiunta dal quartetto.



Musicisti:
Antonio Farao’ – piano
Bob Berg – sax
Martin Gjakonovski – basso
Dejan Terzic – batteria


Brani:
01. Seven steps to Heaven (M. Davis – V. Feldman) 5:02
02. Andalusia (A. Farao’) 9:24
03. More (N.Oliviero/R.Ortolani) 3:12
04. Cat Steps (G. Ferrio) 3:32
05. Walking with my soul (A. Farao’) 5:55
06. Far Out (A. Farao’) 5:24
07. Fields (A. Farao’) 5:23
08. Simple (A. Farao’) 5:03
09. For my friend (A. Farao’) 4:53
10. One Way (A. Farao’) 7:26
11. Fields (piano solo) 4:13


Links:
C.A.M. Jazz:
www.camjazz.com
IRD: www.ird.it
Antonio Farao’: www.antoniofarao.com

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