Dopo circa dieci anni di carriera e due dagli ultimi “En vivo”, registrato dal vivo a La Palma, e “Aniversario”, ancora un saggio di bravura e creativita’ da parte di Javier Girotto e gli Aires Tango tutti. Lo spunto che sta alla base delle 13 composizioni e’ dato da alcune foto scattate dal fotografo Giancarlo Ceraudo in Argentina. Girotto scrive: “Incontrai Giancarlo ad una riunione per organizzare serate di beneficenza da destinare al popolo argentino e in quella occasione mi mostro’ alcune fotografie scattate nel mio paese. Quelle immagini mi colpirono cosi’ tanto che sentii dentro di me il desiderio di farne un commento musicale: le scene impresse non erano altro che spaccati di un mondo crudo, romantico e vero a me familiare”. Cosi’ come poeta e’ colui che riesce a esprimere sentimenti suoi e di chi lo circonda e a rappresentare l’anima di un luogo, altrettanto poeticamente le foto di Ceraudo guardano le tante contraddittorie realta’ del paese sudamericano. E gli stilemi e i ritmi di tango che si fondono con i modi dell’improvvisazione danno vita a immagini sonore cariche di forza espressiva. Cosi’ la musica degli Aires Tango, lungi dall’essere un semplice sottofondo, fa rivivere luoghi, epoche, eventi e persone. Dopo l’introduttiva “Escenas argentinas” c’e’ la struggente “Abuelas de Plaza de Mayo” che “narra” la storia di un associazione di nonne argentine che negli anni orribili della dittatura persero le loro figlie, sequestrate e scomparse, e che puntano alla restituzione dei loro nipoti, molti dei quali furono adottati dai carnefici. Dai suoni dolorosi del piano di Alessandro Gwis e del flauto andino di Girotto, attraverso l’ “Av. Corrientes y 9 de Julio”, che e’ una delle strade piu’ larghe del mondo, si passa ai suoni di denuncia di “Imigration” e “2001 Odisea en Argentina”, su un ritmo quasi da marcia di Raul Scebba. E attraverso i luoghi (“Patagonia” e “San Telmo Hora Cero”) si giunge alle persone. Prima “Para Evita”, poi “Cancha de futbol” da una foto del miglior Maradona, il cui famoso tatuaggio “introduce” l’ultimo pezzo, “Che Querido. Che”. Qui il basso di Marco Siniscalco si sovrappone al piano nel creare un incessante tappeto ritmico e sonoro per le incursioni di Girotto, incalzato dalla batteria di Michele Rabbia. Ne viene fuori un quadro molto organico e preciso di un paese ricco di tradizioni, di lavoratori, di emigranti che ne hanno fatto la fortuna, di fantasia, creativita’, ma anche disordine sociale e spreco di energie.
Musicisti: Javier Girotto, sax soprano e baritono, flauti andini (mohoseno, quena) Alessandro Gwis, piano, keyboards Marco Siniscalco, basso, basso elettrico Michele Rabbia, percussioni Raul Scebba, percussioni nelle tracks 2,5,9,11,12
Brani: 01. Escenas Argentinas (J. Girotto) – 4.32 02. Abuelas de Plaza de Mayo (J. Girotto) – 5.38 03. Av.corrientes y 9 de Julio (J. Girotto) – 5.02 04. Imigraci
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