Ormai più che adulti i Flaming Lips hanno seri problemi con la sindrome da eterno Peter Pan (extraterrestre) di Wayne Coyne. Li continueremo ad amare nonostante tutto, anche perché i loro concerti dal vivo restano i più colorati, divertenti e flippati a cui assistere e partecipare. “Oczy Mlody”, quattordicesimo album in studio della compagine dell’Oklahoma, è però un mezzo passo falso. La sincera e lodevole ambizione di spostare l’asticella sempre più in alto non si accompagna in questo caso a buoni risultati. Nel lasso di tempo tra il nuovo album e il suo diretto predecessore (“The Terror”, anno di grazia 2013) il gruppo ha giocato tra travestimenti (The Flaming Lips And The Heady Fwends), collaborazioni (Neon Indian, Lightning Bolt, Yoko Ono, Ke$ha, Erykah Badu), omaggi (i rifacimenti integrali di “The Dark Side Of The Moon”, “Sgt. Pepper”, “In The Court Of The Crimson King”) e provocazioni (il pezzo lungo 24 ore 7 Skies H3 e l’album “Miley Cirus And Her Dead Petz” che ha spiazzato critica e fan). Con “Oczy Mlody” il sound muta e con esso la band, entrambi soggiogati dalla nuova musa ispiratrice Miley Cyrus che ha definitivamente mandato in soffitta Yoshimi P-We e le sue epiche battaglie contro i robot rosa.
Le lisergiche sonorità elettroniche dei Tame Impala di “Currents” sono un agevole ausilio per spiegare in modo spiccio la novità che riguarda questo disco. Dei suoni di una chitarra che sembri tale manco a parlarne (un timido arpeggio affiora solo nella liquida e sospesa ballata Galaxy I Sink). Al loro posto un massiccio ricorso a tastiere, sintetizzatori ed effetti vari, con basso a palla e drum-machine a sovrastare le parti di batteria e percussioni. Il clima generale è sempre surreale, oppiaceo e polidimensionale. Bizzarrie oltre ogni limite (come il titolo dell’opera, preso da un’edizione in polacco di “Close To Home” dello scrittore americano Erskine Caldwell) che vanno a braccetto con il fantasma di Syd Barrett e la vena elettronica di passati corrieri cosmici tirati a lucido per nuovi viaggi siderali della mente. Nelle tracce si avvicendano testi dai pensieri espliciti e non-sense, che raccontano di unicorni, rane indemoniate, maghi, fate, streghe, folletti e castelli immaginari. Un bestiario favolistico poco rassicurante e sinistro, più vicino all’incubo, scaraventato sul suolo terrestre da mondi marziani e galassie lontane.
La fantasia di Wayne Coyne è come al solito incontenibile, ma sul piano sonoro il suo messaggio è sfocato, frammentario come le melodie e i motivi congetturati che non trovano un comune denominatore nella struttura generale dell’opera. Singolarmente presi non ci sono, infatti, brani memorabili, e nemmeno i singoli portanti How?? e The Castle lasciano il segno. Steso un velo pietoso sul pezzo finale in duetto con la Cyrus (We A Famly), le uniche cose accettabili sono il tenore notturno e avventuroso di One Night While Hunting For Faeries And Witches And Wizards To Kill e le svisate elettroniche sul fluttuante tappeto “chill out” di Nigdy Nie (Never No). Ok Wayne, grazie di esistere, ci risentiamo al prossimo giro.
Voto: 6/10
Genere: Dream Pop / Psychedelic – Experimental Rock / Electronic
Musicisti:
Wayne Coyne – lead vocals, guitar, keyboards, theremin
Michael Ivins – bass, keyboards, backing vocals
Steven Drozd – guitar, keyboards, bass, drums, lead and backing vocals
Derek Brown – guitar, keyboards, percussion, backing vocals
Jake Ingalls – keyboards, guitars
Matt Duckworth – drums, percussion, keyboards, backing vocals
Nick Ley – percussion, drums, samples
Reggie Watts – voice #3
Miley Cyrus – vocals #12
Brani:
01. Oczy Mlody
02. How??
03. There Should Be Unicorns (feat. Reggie Watts)
04. Sunrise (Eyes Of The Young)
05. Nigdy Nie (Never No)
06. Galaxy I Sink
07. One Night While Hunting For Faeries And Witches And Wizards To Kill
08. Do Glowy
09. Listening To The Frogs With Demon Eyes
10. The Castle
11. Almost Home (Blisko Domu)
12. We A Famly (feat. Miley Cyrus)
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