Il nostro mondo è governato dall’efficienza, dall’economia, dalla ricerca continua del miglior rapporto costo-beneficio, dal culto dell’immagine e dal successo globale. Ben poco sembra convenire soffermarsi su un particolare, investire sul “bello” fine a se stesso.
Se tutto questo fosse immutabilmente vero questo disco non dovrebbe esistere. Invece c’è!
Perché, per fortuna, ci sono ancora persone “diverse”, dei “pazzi”, “visionari” – e, insisto, per fortuna – come Gabriele Mirabassi, Robero Taufic, Cristina Renzetti e quelli di Hemiolia Records, con un gruppetto di tecnici “di vecchia scuola”, tenaci e irriducibili sostenitori delle tecnologie analogiche, della ricerca della purezza e del calore del suono, disposti e investire in un progetto di “nicchia”, quasi impossibile, che molti definirebbero bello, certo, bellissimo, ma probabilmente antieconomico e quindi inutile.
Gabriele Mirabassi è uno dei maggiori clarinettisti jazz italiani, un vero e proprio virtuoso del suo strumento, di quelli che si definiscono “jazzisti colti”, uno di quelli tanto bravo quanto schivo e modesto; Robero Taufic è un ricercatissimo chitarrista honduregno con origini palestinesi, vissuto in Brasile dove ha operato a lungo, particolarmente esperto quindi di Choro e di Bossa Nova.
Mirabassi e Taufic si erano già spesso alternati e incrociati al fianco di diversi personaggi tra i più raffinati e impegnati in ambito artistico e culturale musicale e teatrale, italiano e straniero, ritrovandosi accomunati dalla passione per la musica brasiliana e per la Bossa Nova, e da questo fortunato connubio erano già scaturiti altri riuscitissimi lavori sul tema della musica brasiliana.
Dal successivo incontro del duo con la giovane raffinatissima cantante jazz Cristina Renzetti, conterranea di Mirabassi e, per essere vissuta a lungo a Rio de Janeiro, anch’ella fortemente interessata alla cultura musicale brasiliana e alla bossa nova in particolare, non poteva che nascere un progetto comune sul tema che, in origine, sembrava destinato a rimanere un mero esercizio stilistico, di quelli che talvolta gli artisti amano intraprendere per il puro gusto di confrontarsi tra loro occasionalmente, per semplice piacere personale.
La Bossa Nova emerse emblematica nel caleidoscopio delle contraddizioni della cultura brasiliana, tra drammatiche fratture tra sacro e profano, tra ricchezze e povertà estreme, tristezza ed allegria, fatiche estreme imposte dalla necessità di sopravvivenza e festeggiamenti mirabolanti, estenuanti e interminabili: in Brasile, di fronte alla bellezza ed al puro piacere, non c’è impresa che non valga la spesa. Del resto, la Bossa Nova, altro non è, che un nuovo genere musicale inventato da altri due personaggi anticonformisti e, a modo loro, folli anch’essi, Antonio Carlos Jobim, detto “Tom” e Vinicius De Moraes – un musicista innamorato della vita e un diplomatico che scelse di abbandonare la carriera per dedicarsi al culto della bellezza e della poesia – in un bar, di fronte alla spiaggia di Ipanema, guardando passare una (famosa) bellissima ragazza…
In questo miscuglio di passioni, di comune ammirazione per il genio di Tom Jobim, di reciproca stima artistica, e dal titolo di un famoso brano di Jobim, si materializza il Trio Correnteza, progetto abbracciato e fatto proprio dalla Hemiolia Records, umbra anch’essa, dove Gabriele Mirabassi, Roberto Taufic e Cristina Renzetti, supportati dai guru della registrazione rigorosamente analogica, danno corpo e concretezza a un sogno effimero, inseguito, come sempre hanno fatto i veri artisti quando hanno prodotto le più grandi opere, per il puro gusto di realizzare una (bella) passione.
Il calore della registrazione e del mixaggio analogici (AAD), realizzata nella Chiesa di Santa Croce, ad Umbertide, un meraviglioso monumento fonte di ispirazione e di raccoglimento introspettivo, la scelta di non intervenire con alcun tipo di correzione in post produzione, men che meno con apparecchiature digitali, sono state scelte funzionali a mettere in risalto le caratteristiche “unplugged” e minimale, del progetto; il delicato soffio del clarinetto in legno pregiato, appositamente costruito a mano per Gabriele Mirabassi da un prestigioso liutaio italiano, il tocco magistrale ed equilibrato della morbida e raffinata chitarra di Roberto Taufic, che si fa carico del supporto ritmico dell’ensemble, la magia dei contrappunti incrociati di Mirabassi e Taufic sulla calda e struggente voce di Cristina Renzetti, il vezzo di qualche sottilissimo “fruscio” a donare un inestimabile atmosfera di calore, concretezza e umanità a tutto l’insieme.
Il repertorio varia tra i brani più conosciuti di Jobim – dallo stesso Correnteza, il lento scorrere delle acque del grande fiume come quello della vita e dei suoi eventi, a Io So Che Ti Amerò, versione italiana di Eu Sei Que Vou Te Amar curata dal grande Sergio Bardotti assieme allo stesso Vinicius de Moraes, autore del testo originale e suo grande amico, Desafinado, Se Todos Fossem Iguais A Vocè , Chega de Saudage – e le canzoni meno note ai più tra gli innumerevoli capolavori di Tom Jobim ma non per questo di minor valore, che, anzi, danno all’album una forte connotazione di originalità.
Nessuna occasione è dunque più appropriata per approfittare proprio di uno dei versi scritti, assieme a Tom Jobim, da Vinicius De Moraes e per rivolgerlo a tutti i protagonisti di questa singolare avventura artistica:
Se todos fossem iguais a vocè
que maravilha viver…
Musicisti:
Roberto Taufic, chitarra classica
Gabriele Mirabassi, clarinetto
Cristina Renzetti, voce
Brani:
01. Correnteza
02. Chovendo Na Roseira
03. Se Todos Fossem Iguais A Você
04. Caminhos Cruzados
05. Sabià
06. Io So Che Ti Amerò
07. Retrato Em Branco E Preto
08. Chega De Saudade
09. Canta, Canta Mais
10. Luiza
11. Desafinado
12. Medley
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