Chihiro Yamanaka e l’omaggio a Dalla e De Andrè per la prima serata

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Lo splendido teatro Mancinelli di Orvieto ci accoglie per il primo doppio concerto serale di UJW#24: apre la delicata pianista Chihiro Yamanaka con il suo UK Trio, per poi lasciare il palco a “Le Rondini e La Luna”, omaggio in jazz di Paolo Fresu e Gaetano Curreri alla musica di Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla.

La classe della giovanissima Yamanaka si esprime tutta, sia quando suona l’organo Hammond che il pianoforte. Presenta “Guilty Pleasure”, il suo ultimo progetto discografico il cui CD è in vendita soltanto in Giappone: in modo esclusivo, al termine della performance orvietana, se ne potrà acquistare una copia, che verrà generosamente autografata e dedicata dalla pianista in persona. Shaney Forbes alla batteria e Dan Casimir al contrabbasso la accompagnano in questo excursus musicale, che vede in scaletta alcuni brani originali come Syncopation Hazard, Guilty Pleasure e quello che ha come titolo “Ciao” in giapponese, da lei composto all’età di soli 8 anni. Non mancano le rivisitazioni di alcuni standard jazz e non: la dolcisima Summertime, Entertainer – tema del film “La Stangata” – e Per Elisa di Beethoven, già adattata al tema jazz dal supremo Nat King Cole.

Il teatro è sold out e la platea, entusiasta, sottolinea l’apprezzamento per l’esibizione alla quale abbiamo appena assistito ed accoglie sul palco Gaetano Curreri degli Stadio, emozionato ed incredulo per la sua presenza nell’ambito di una manifestazione jazzistica così prestigiosa come UJW. Paolo Fresu alla tromba, Fabrizio Foschini al pianoforte e Raffaele Casarano al sax danno vita ad una straordinaria performance che vede brani di Dalla e De Andrè ripresi in chiave jazz. La collaborazione tra Fresu e Curreri nasce a Berchidda, durante il Festival organizzato dallo stesso trombettista; di Fresu è anche il titolo del concerto, “La Nina e Le Rondini” (o, all’inverso, Le Rondini e La Nina); tale titolo viene da Ho Visto Nina Volare di De Andrè; la rondine, secondo il loro immaginario, potrebbe chiamarsi Nina oppure potrebbe essere Nina stessa che si trasforma in rondine. I due brani, non a caso, durante il concerto vengono cantati insieme.

Si alternano Il Cielo di Dalla ed Il Pescatore di De Andrè e poi è la volta di Anna E Marco, che “cercano la felicità andando in città”. Quello Che Non Ho di De Andrè racconta con spietatezza i tempi in cui viviamo mentre Curreri ci racconta come è nata quella meravigliosa canzone che è Caruso di Dalla: quest’ultimo, durante l’estate, era in giro in barca, che si guastò, guarda caso, a Sorrento. Poiché era alta stagione, non trovò posto se non nella esclusivissima – e costosissima, suite che aveva ospitato lì Enrico Caruso: c’era il suo pianoforte ed era ambientata come allora. L’ispirazione che derivò da quella notte trascorsa in quell’ambito tanto particolare fece sfornare a Dalla questo capolavoro della musica, che è diventato un classico; Paolo Fresu l’ha eseguito persino al Blue Note di New York. Curreri è a conoscenza di questa storia che fa da antefatto alla canzone perché, il giorno successivo a quella notte “magica” per l’intuizione di Dalla, avrebbero dovuto suonare presso il carcere di Avellino; suonarono in prima assoluta Caruso che, in quell’ambito di detenzione forzata, risuonò ancora di più come un soffio di libertà e di aria fresca.

Curreri condivide con noi, a mò di confidenza, il soprannome che Dalla gli aveva dato: lo chiamava il viareggino perché, mentre suonava il piano, muoveva la testa come i celebri mascheroni dei carri del Carnevale della cittadina toscana.

Ci regala poi La Canzone Dell’Amore Perduto, scritta da Curreri con Giancarlo Bigazzi; ed ancora ci propone la canzone, da lui composta per la colonna sonora del film “Il Pirata”, dedicato a Marco Pantani: la esegue perché, ci confessa, lui per primo vuole godersela con la tromba di Fresu che elegantemente la accompagna. Ed ancora Via Del Campo, che ha scritto a quattro mani con Enzo Jannacci; La Sera Dei Miracoli di Dalla, Dimmi Che Non Vuoi Morire, scritta con Vasco Rossi per Patti Pravo e che lui non esegue quasi mai, se non in occasioni speciali, come questa.

Chiusura, tra gli applausi scroscianti di una platea entusiasta, con Chiedi Chi Erano I Beatles, che nacque dall’incontro del poeta Roberto Roversi e Curreri.