Capitan Capitone (e i Fratelli della Costa)

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Tutto ebbe inizio quando il capitano Daniele Sepe, poi soprannominato Capitan Capitone, – come si narra nelle note di copertina – assieme a una ciurma (più propriamente detti i Fratelli della Costa) formata da (eccellenti) musicisti e cantanti (improbabili) marinai, divenne armatore, per aver acquistato un piccolo “barco” usato, rosso, che già da vent’anni solcava i mari a servizio di alcuni sub professionisti. Questi ultimi avevano inchiodato al pagliolo alcune vasche di quelle che, di solito, si utilizzano per accogliere i capitoni destinati alle tavole natalizie dei napoletani (e non solo)… Da qui il nome del “barco” e l’appellativo del “Capitano”. Solcando i mari e le coste sulle onde del mediterraneo, già segnate dai grandi navigatori del passato, Ulisse in testa, il Capitano e la sua ciurma di improvvisati pirati, iniziarono a seguirne la rotta perdendosi in una miriade di osservazioni, di riflessioni più o meno oniriche ma (ahimè!) molto realistiche, che hanno dato vita a questo concept-album, formato da ben venti brani, tutti molto “lievi”, allegri, spiritosi e informali, in cui la narrazione leggera e sottilmente ironica dipana il fil-rouge del racconto di un viaggio che, a dispetto della sua forma narrativa, è tutt’altro che banale. Come tutt’altro che banale è la forma musicale, finemente curata, e solo riascoltando il disco più e più volte se ne possono cogliere tutte le particolarità, nella composizione musicale, negli arrangiamenti come nei testi (specie per i “non napoletani” che, al primo impatto con la lingua e a causa della scarsa conoscenza dei luoghi, potrebbero incontrare qualche difficoltà…).

A ben vedere, la progettualità che sta dietro a questa come ad altre operazioni di Sepe si rifà a predecessori molto illustri, che spianarono la strada a questo genere espressivo in un’epoca in cui alcuni conformismi vigenti furono tutt’altro che benevoli con gli artisti interessati. Per fare qualche illustre esempio è d’obbligo citare gli indimenticabili Squallor, fior di autori, poeti, parolieri, compositori e musicisti dissacranti, Alfredo Cerruti e i compianti compagni d’avventura Totò Savio, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi, e tanti altri collaboratori più o meno “occulti”, che si cimentarono in testi iperbolici e talvolta, solo apparentemente, demenziali. Parallelamente si consumavano le impareggiabili trovate sceniche, televisive, musicali, teatrali e cinematografiche della squadra di Renzo Arbore, con i vari Roberto Benigni, Mario Marenco, Giorgio Bracardi, tanti e tali talenti che è impossibile citare esaustivamente in questa sede. Non a caso qualche collaboratore di Sepe ha incrociato in passato anche i sentieri “arboriani”…

E’ dunque su questa linea espressiva che si realizza questo disco di Sepe e dei suoi, che si apre col naufragio di Ulisse a seguito de La Tempesta, seguita da Penelope, un sirtaki omaggio a tutta la musica di tradizione greca; ma in tutto il disco non mancano precisi riferimenti al blues, al jazz, alla musica latino-americana, a bossa e samba, perfino al genere western, con innumerevoli citazioni e sfumature, sia letterarie che musicali.
A chiusura, gli ultimi o forse i primi dei brividi e delle emozioni che hanno attraversato la schiena del capitano durante la navigazione nel golfo incantato di Napoli: Pusilleco Addiruso, capolavoro scritto nel 1904 da Ernesto Murolo e Salvatore Gambardella (e in più, dopo il termine del brano, come un’inattesa sorpresa, la ghost-track, Perfect Suicide).
In mezzo altri diciotto brani, tutti esilaranti.  Un esempio su tutti, Le Range Fellon, il viaggio di un povero granchio fellone (per i non napoletani!) tra i fatti e i misfatti della cultura capitalista e della cosiddetta “civiltà” dei consumi, narrato in “franceletano” o, se preferite, in “napoletese”: non è forse il dialetto napoletano derivazione diretta della lingua francese?

Una nota particolare merita la “ciurma”, tutt’altro che secondaria nella realizzazione di questo disco; Daniele Sepe, come sempre ottimo talent scout, ha saputo affiancarsi quanto di meglio e originale offra il panorama artistico-musical-marinaresco delle “coste partenopee”. Molti di essi sono collaboratori e amici fidati di vecchia data.
Troviamo così il melodico e riflessivo cantante e chitarrista Claudio Gnut, l’etno-balcanico ’O Rom, simbolo dell’impegno nell’integrazione e nell’abbattimento delle barriere, la cantata epica dei Foja, lo spirito iperbolico di Aldolà Chivalà, le atmosfere spaghetti-western della La Maschera, l’ironico rap di Andrea Tartaglia & Aneuro, il blues napoletano di Mario Insenga, la jazz-neapolitan-lullaby di Nelson, lo street-jazz della Contrabbanda di Luciano Russo, l’anima “manouche” di Quartieri Jazz, la straordinaria vocalità di Auli Kokko, la comicità di Gino Fastidio, il neapolitan-funky di Sara Sgueglia. Per un totale di ben sessantadue fantastici artisti, uniti da un inatteso afflato sotto la regia del Capitano “Capitone” Sepe.

Molto curata anche la veste grafica del CD, spiritosa e punteggiata di ironia fin nei minimi particolari, a cominciare dalle succitate note di copertina che spiegano, in linea con lo spirito d’insieme, le origini del progetto.

 

Musicisti:

Daniele Sepe – Supervisione – Sax
Foja
Aldolà Chivalà
Tartaglia Aneuro
La Maschera
’O Rom
Gino Fastidio
Gnut
Mario Insenga
Nelson
Contrabbanda di Luciano Russo
Quartieri Jazz
Auli Kokko
Sara Sgueglia

 

Brani:

01) Prologo – La Tempesta
02) Penelope – Ft. Foja
03) Amò – Ft. Aldolà Chivalà
04) Le Range Fellon – Ft. Tartaglia & Aneuro
05) Dalla Coffa 1 – Ft. Gino Fastidio
06) Spritz e Rivoluzione – Ft. Sara Sossia Sgueglia
07) L’Ammore ‘O Vero – Ft. Gnut
08) La Valse Du Capiton
09) La Chiamavano Sanità – La Maschera
10) Dalla Coffa 2 – Gino Fastidio
11) Jovano – Ft. ‘O Rom
12) Bambolina – Ft. Nelson
13) C’Amma Ritruvà – Ft. Tartaglia e Aneuro
14) Dalla Coffa 3 – Ft. Gino Fastidio
15) Poggioreale Mia – Ft. Mario Insegna
16) Me Ne Vek Bene – Ft. Gino Fastidio
17) Dalla Coffa 4 – Ft. Gino Fastidio
18) La Ballata Del Capitone
19) Epilogo – L’Isola Del Capitone
20) Pusilleco Addiruso – Ft. Auli Kokko, Contrabbanda Di Luciano Russo … The Perfect Suicide – The Collettivo