Fuor di metafora. Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale

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Che cosa è l’improvvisazione musicale? Dalle pagine di questo libro freschissimo di stampa (è uscito negli ultimi giorni di dicembre) essa appare “un molteplice ricco, tanto incontrollabile quanto prolifico, poco inscrivibile in un contenitore di senso, ma invasivamente vitale”. E si spiega, più che come movimento dialettico, “attraverso l’esperienza del paradosso”, “attraverso la vibrazione cognitiva ed emozionale dell’idea di ossimoro, di aporia…”.

Anzi, dire si spiega è sbagliato: piuttosto si dispiega. Perché le pratiche improvvisative sono luoghi in cui i saperi musicali sia teorici che artigianali, sedimenti di culture diverse, momenti cognitivi, corpi emotivi, incontri appassionati e scontri violenti nella geografia e nella storia delle esperienze umane, si incrociano manifestandosi, ancora rinnovati, come faticose e vivide moltitudini.

Un libro “poroso”, fra i più stimolanti in assoluto che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi, sorretto da un linguaggio lucidissimo e illuminista eppure continuamente attraversato dalla forza della poesia. E chi conosce la musica e i dischi di Francesco D’Errico, il suo jazz meditativo, senza orpelli, nutrito di classicità eppure aperto ad altri linguaggi, alla musica del mondo, alle tradizioni e alle sperimentazioni più diverse (fra i dischi di una carriera ormai ultraventicinquennale ricordo “Lunaria”, “Av. Of the Americas”, “Napoletana”, “Specchio per le nubi”, “The Grey goose”, il recente dittico “Waiting for the Queen” e “And now the queen”), il suo approccio alla musica esistenziale e materico allo stesso tempo, accoglierà queste “Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale” – è il sottotitolo e l’articolazione del saggio – come una piacevole sorpresa. Perfettamente inscritta, tuttavia, nella personalità di questo musicista filosofo. I cui interessi spaziano in un campo vastissimo, e i cui esempi riferiti al jazz si contano, in questo libro, sulle dita di una mano (sebbene tutti cruciali: Parker, gli amatissimi Tristano, Jarrett). Il dato non deve sorprendere: il fatto è che D’Errico, con acutezza da musicologo, considera l’improvvisazione musicale una pratica che va ben oltre la tradizione afroamericana e ben oltre il suo pur già ben ampio arco temporale. Per la verità, il libro imbastisce confronti e esempi anche rispetto ad altri linguaggi artistici, in particolare la pittura e il teatro, e pare suggerire che l’idea di improvvisazione ci porti nel cuore stesso del misterioso miracolo che è la creatività. Artistica ma non solo. Perché, in ultima analisi, teorizza Francesco, improvvisare è anche uno stile, una scelta, di vita. O comunque una sua modalità ineliminabile. Ha a che fare con gli abissi e gli enigmi della mente e della psiche.

 

Francesco D’Errico

Fuor di metafora.
Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale

prefazione di Paolo de Vita, postfazione di Mauro Maldonato.

Copertina e illustrazioni di Ernesto Tatafiore.

Editoriale Scientifica, 2015, pp. 150, euro 12.

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