ZIBBA: una cura per il freddo

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Dopo il successo di “Senza smettere di far rumore” il cantautore ligure Zibba riparte con “Una cura per il freddo”, nuovo disco per la neonata label VOLUME! Records ed edito da Universal e Cramps, gia’ passato positivamente al vaglio di pubblico e critica. Una prova di stile e poesia, questo disco, da cui e’ estratto il primo singolo “aMMami”. L’abbiamo incontrato e questo è quello che ci ha detto…


Sound Contest: E’ vero che il tuo disco è uscito a primavera, è vero che i fans dicono che la tua voce scalda il cuore. Ci sono altre motivazioni dietro alla scelta di intitolare l’album “Una cura per il freddo”?
Zibba: Scegliere il titolo di un disco non è mai facile. Questa volta non ci siamo messi a tavolino. Ho voluto fare un omaggio a chi ci scrive sempre, come dicevi tu, che la nostra musica scalda il loro cuore. Unitamente al fatto che volevamo comunicare che facciamo musica per quel motivo. Per arrivare al cuore della gente. Insomma, motivi validi ce ne sono. E poi abbiamo pensato che fosse proprio un bel titolo.
 
SC: Chi sono gli Almalibre, o Anime Libere, che ti accompagnano. Come vi siete incontrati?
Zibba: Gli Alma, come ci chiamiamo tra noi, sono un gruppo di persone che hanno scelto di fare un pezzo di strada assieme. Nella musica come nella vita. Siamo una famiglia. Un gruppo di amici. Crediamo in questo progetto comune perchè è la passione a muovere le cose. Il Bale suona con me dal ’98. Dodici anni di strada comune. Mai una discussione. Solo voglia di esserci. Ci siamo incontrati per caso ad un concorso musicale, io facevo l’ultimo anno di liceo ma conosciuto lui preferivo passare le mie mattinate nel campetto dell’università a chiacchierare di musica. Fabio è arrivato nel 2004, e anche con lui ormai gli anni insieme e la voglia di emergere ci hanno legati in modo fraterno. Gli altri membri sono arrivati da poco a prendere il posto di quelli storici, e si stanno già ambientando bene…
 
SC: Parlaci del tour, delle atmosfere che respirate, delle città che state
vivendo. Le date in programma sono tante, circa 70.

Zibba: Essere il tour è la cosa più bella per chi suona. Ogni piazza o club ti lascia qualcosa nel cuore. Amiamo immergerci nelle tradizioni dei posti che visitiamo, farci raccontare dai vecchi o da chi ci ospita qualcosa che non sappiamo del posto in cui suoniamo. E mangiare tipico! Il tour è bello ricco, vero. Siamo contenti di poter arrivare a molte delle persone che ci scrivono, di andargli a suonare “in casa”. Faremo un punto della situazione a fine tour. Per ora ci godiamo la vita on the road e quello che questa esperienza ci può regalare.


SC: La data del 17 aprile, giorno della prima uscita ufficiale, è stata un successo: sold out al Teatro Chiabrera Savona. Dopo 3 album e diverse esperienze live, pensi mai all’Europa? A come potrebbe essere fare un concerto oltre confine?
Zibba: Si, ogni tanto ci penso. Ho l’esempio di altri cantautori che lo fanno, e ne parlano anche bene. Ho un blocco relativo alla lingua. Cantando in italiano non so quanti capirebbero, e i testi per noi sono molto importanti. Poi penso agli americani che vengono qui. Alla musica che gira nelle radio di cui quasi nessuno capisce le parole. Non so. Per ora è ancora un pensiero abbastanza distante. Ma se me lo proponessero direi di si… e magari mi metterei a tradurre qualcosa…
 
SC: Le atmosfere del tuo disco ispirano molto in quel senso (parlando di
oltre confine).

Zibba: Si. Un po’ perchè alcune canzoni sono nate fuori Italia, un po’ perchè le collaborazioni a volte sono con musicisti d’oltreoceano. Mi fa piacere che si respiri un po’ di internazionalità nella nostra musica. Vuol dire che siamo riusciti a rendere quello che volevamo.


SC: Quanto c’è di autobiografico nelle canzoni che scrivi e quanto viene
filtrato da esperienze altrui?

Zibba: Ti rispondo con una frase di Fellini: sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola…
 
SC: C’è davvero tanto nel tuo album, a livello di suoni. Tu come
definiresti la tua musica, ammesso che abbia voglia di inserire quello
che fai in uno o più generi definiti?

Zibba: Mi piacerebbe sentire la risposta alla stessa domanda dalla voce o penna di grandi artisti come De Andrè, o Ben Harper, o Tom Waits. Non lo so proprio. Buona musica per cuori ben disposti?


SC: So che può risultare antipatico chiedere a un artista di spiegare la propria opera, ma mi piacerebbe sapere qualcosa in più su “L’Odore dei treni”… come, ad esempio, e in che occasione è nata?
Zibba: Mi trovavo a Napoli per registrare delle voci sul disco di Pippo Matino e Silvia Barba. Dopo il viaggio in treno mi è venuta fuori la frase che avrebbe dato poi il titolo al brano. E così la notte ne ho scritto. Poi poche settimane dopo ne stavo parlando con Rigo e Francesca ad Avignone, durante una vacanza. Così parlandone mi sono venuti altri spunti. Poi una telefonata del figlio di Rigo che diceva di aver scritto una canzone per me (il piccolo Angelo alludeva ad una filastrocca inventata che parlava di me) mi ha ispirato ulteriormente e… la canzone me la sono trovata praticamente fatta. Infine ho girato un sms a tutta la band, chiedendo “cosa odi? cosa ti fa incazzare?” e alcune delle loro risposte sono finite sul finale della canzone. ti dirò, è un modo atipico per me di scrivere. Solitamente tengo in incubazione le parole fino a quando non mi viene l’ispirazione e mi metto a scrivere di getto. Ma sono contento di averne parlato, perchè questa è nata proprio in modo particolare…

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