Verona Jazz 2009: Hermeto Pascoal e Aline Morena – Uri Caine e Paolo Fresu

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Performer e giganti al Teatro Romano di Verona, in una dialettica concettuale ed emozionale.


Il 26 giugno il Teatro Romano di Verona e’ stato invaso da una perfomance artistico-musicale degna delle sedi piu’ all’avanguardia dell’arte contemporanea. Condividendo questo tipo di eventi con un pubblico le cui emozioni normalmente passano dallo sgomento attraverso lo smarrimento fino all’estasi. Hermeto Pascoal. Aline Morena. A seguire in ordine di apparizione: Lui: diamonica, flauto doppio traverso, corno da caccia, chitarrina, oggettistica della piu’ disparata, fisarmonica. Lei: tacchi su letto di legno, set di chitarre di ogni tipo, rullante, gonna metallica percossa con le mani, il proprio corpo, acqua in una piscina di gomma per bambini. Quello che tutta quest'”orchestra sinfonica” ha generato e’ stato un inizio davvero imbarazzante, costruito attraverso lo scontro di una base chitarristica sempre uguale e priva di intenzionalita’ melodiche, la voce di Aline istericamente piazzata sui toni alti e in falsetto e un goliardico personaggio folle, Pascoal, a intervenire continuamente come disturbatore su questo letto di piana inespressivita’. In realta’ pian piano l’incredibile ecletticita’ e capacita’ espressiva di Pascoal, ha gradualmente conquistato tutti i presenti. Con i suoi dispetti sonori, con il suo dissacrare ogni fine pezzo, con il costruire melodie di senso colme di musicalita’ e genialita’. È lo strano amalgama con la moglie Aline che ha dovuto conquistare l’orecchio e la mente di un pubblico poco preparato ad accogliere uno spettacolo che sintetizza in se’ tutte le caratteristiche di un’artista performer concettuale. Lo sgomento iniziale e’ stato causato proprio dal senso di disordine, di rottura degli schemi convenzionali ai quali siamo abituati. Certo, vista la reazione, e’ evidente che l’aver portato una specie di happening sul palco di una citta’ poco incline a rompere gli schemi, e’ stato un sorprendente atto di coraggio evolutivo.



Subito dopo, pero’, questo pubblico innocente catapultato a sua insaputa in questa esperienza tutta mentale e disorientante,e’ stato premiato dal secondo set: Uri Caine e Paolo Fresu, che hanno gia’ pubblicato due dischi per la Blue Note grazie all’intesa che ha caratterizzato il loro primo incontro.
Pur nei termini di una musicalita’ che conosciamo e che ci fa sentire a casa fin dal primo ascolto, questi due incredibili artisti non possono certo definirsi convenzionali. Eppure se a volte abbiamo bisogno di molte parole per descrivere quello che accade, ne servono molto poche per “spiegare” questi due giganti. L’uno pieno di enfasi creativa che straripa dalle sue mani con una capacita’ improvvisativa sostenuta da armonizzazioni complesse, tecnica impeccabile e, semplicemente, voglia di suonare! L’altro osserva e si ritaglia il suo spazio in questa piena di idee, lo spazio dei grandi. La tromba di Fresu e’ calda, e’ stridula, e’ triste, e’ divertente. Ma e’ anche sorprendente quando invece di suoni “convenzionali” produce sonorita’ “concettuali”, anche lui, distorcendo armonici e dispensandoli all’acustica circolare dell’arena romana.


Teatro Romano di Verona, 26 giugno 2009

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