Equilibrio e armonia

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Si intitola “At the break of dawn” il primo disco di Valeria Caucino che finalmente firma in prima persona, con la sua penna, con il suo nome e soprattutto con la sua infinita sensibilità artistica. Perchè è accaduto proprio questo dopo anni di gavetta e di musica consumata nei panni di autrice e di collaboratrice. In questo disco c’è solo sospensione, esiste un etereo equilibrio che mai si rompe e mai si stravolge… c’è una grandissima sensibilità. Molti tratti indistinguibili con la bellissima canzone folk americana in rosa e i rimandi a Joni Mitchell ci sembrano quasi dovuti. Ma non sono le etichette ad interessarci troppo. Mostrandosi nel pieno della sua completezza, il video di “Over the pain” – primo singolo estratto – riesce a riassumere ogni cosa si voglia dire a parole.

 

“At the break of dawn” precisamente che cosa sta a significare?

Letteralmente tradotto come “Al sorgere del sole” sta ad indicare il mio esordio come cantautrice e rappresenta il mio primo lavoro da solista con brani inediti, alcuni dei quali scritti appositamente per me da amici musicisti. Per questo, simbolicamente, è come un nuovo giorno della mia vita che ha inizio, una fase artistica in cui esprimere maggiormente me stessa e la mia indole musicale.

 

Si parla di folk… ma nella sua accezione più ampia, il folk che cosa rappresenta davvero?

Credo che si possa definire come l’espressione culturale originaria dei vari popoli, che si manifesta non soltanto per mezzo della musica, ma in ogni forma d’arte ed è quel patrimonio di tradizioni, saperi e conoscenze che sono le radici da cui si sono sviluppate tutte le civiltà di oggi. Restando in ambito musicale, il folk revival, rappresenta la riscoperta e la volontà di salvaguardare e attualizzare questa memoria collettiva e renderla fruibile dalla massa, liberi dai condizionamenti di mercato.

Restando sempre nel concetto di folk come musica del popolo e per il popolo… questo disco come e in che misura raggiunge il popolo italiano?

Il modo più facile e immediato per raggiungerlo è attraverso le atmosfere evocate, le suggestioni sonore, gli ambienti delicati creati dall’impasto tra voce e strumenti, ancor prima dei testi, visto che sono scritti in lingua inglese. In effetti il riscontro di pubblico e di critica finora ricevuto nel nostro Paese si riferisce sempre e quasi esclusivamente ai richiami celtici di alcuni brani e alla timbrica vocale che risulta più morbida e soave rispetto ai cliché tipici della canzone italiana.

 

E quindi parliamo dell’estero… Valeria Caucino all’estero?
Idealmente penso che la mia musica possa trovare una sua nicchia di mercato più facilmente all’estero rispetto all’Italia, sia perché è cantata in inglese, sia perché ci sono Paesi europei in cui il genere che propongo è ben apprezzato, conosciuto e seguito. Ma per ora, pur avendo proposto l’ album e il mio repertorio live a produttori, etichette discografiche e riviste in molti Paesi del Nord Europa, non ho avuto nessun riscontro.

 

Dal vivo oggi… che cosa dobbiamo aspettarci?
E’ un tasto dolente, è sempre più difficile oggi in Italia ricevere credibilità dagli organizzatori di eventi, trovare degli spazi dove esibirsi ed essere remunerati in modo adeguato, complici burocrazie esose e politiche volte sempre più al taglio dei fondi destinati alla cultura. Spesso ci si adegua suonando gratis o per cifre irrisorie, che non bastano neppure a coprire le spese, pur di uscire e farsi ascoltare, farsi conoscere. Non ha senso ed è frustrante produrre dischi o avere un bel repertorio, ma non poterlo condividere e trasmettere alla gente. Credo che questo panorama faccia da deterrente a molti musicisti di talento che rischiano così di abbandonare la musica.