Si festeggia il quarto di secolo!

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Il 28 dicembre si è aperta la venticinquesima edizione di Umbria Jazz Winter ad Orvieto: tanta bella musica che avvolgerà la Rupe di tufo per i prossimi cinque giorni.

Si comincia, come da tradizione, alla Sala Expo del Palazzo del Popolo alle ore 16,00: si esibiscono i Chord Four, premiati dal Conad Contest 2017 e gli studenti delle Clinics della Berklee School of Music svoltesi a Perugia la scorsa estate. Sala gremita e grande entusiasmo, specialmente per i giovanissimi delle Clinics, giunti da ogni parte d’Italia e del mondo, per seguire questi prestigiosi seminari.
Alle 18,00 prima marciante dei Funk Off: con la divisa rossa nuova fiammante, ci guidano fino al sagrato del Duomo, dove si esibiscono, regalando pezzi piu’ vecchi come Soul Mates e l’inedita It’s OK, che darà il titolo al loro album di prossima uscita.
Aperitivo in musica, in uno dei tanti caffè orvietani che, pur non facendo parte del circuito ufficiale del festival, offrono note a tutto tondo, specialmente durante questi giorni a cavallo del Capodanno. Il bravissimo duo Cogli La Prima Mela, con lo strepitoso Sandro Paradisi alla fisarmonica ed il virtuoso Mauro Mela alla chitarra ed alla voce: due tempi, uno dedicato alla musica internazionale, l’altro ai grandi successi italiani.
Alle 21,00 apertura ufficiale del Teatro Mancinelli, la location più prestigiosa di UJW: si inizia con la cantante texana Jazzmeia Horn, considerata la nuova stella della vocalità femminile americana.
Vincitrice della Theolonious Monk International Jazz Competition, si esibisce per la prima volta in Italia con Victor Gould al pianoforte, Barry Fitzgerald al contrabbasso ed Henry Conway III alla batteria.” Social Call” è il suo album di esordio.
La sua notevole tecnica ed estensione vocale si sono fatte apprezzare sia durante i vari brani scat – durante i quali, i suoi vocalizzi l’hanno fatta da padroni – sia durante  – e soprattutto – i tre soavi pezzi cantati, con un notevole impatto emozionale sulla platea sold out. Molto apprezzato il momento intimistico piano/voce, che ci ha regalato a metà della sua esibizione, nonché  simpatici momenti di interazione con il pubblico, invitato a partecipare ora cantando il refrain, ora battendo le mani in un inedito ritmo.
Cambio palco ed ecco il duo di Gino Paoli ed il pianista Danilo Rea, per questa occasione accompagnati dallo special guest Flavio Boltro alla tromba.
Paoli ci presenta il programma del concerto: suoneranno alcuni brani in francese, tratti dal suo ultimo disco,  come Age’, La Mer di Trenet, Le Deserteur di Vian e Les Feuilles Mortes di Prevert, durante i quali Rea, scherzosamente, indossa un elegante cappello a coppola. Ci racconta che non esiste altra definizione se non quella di ‘brani di musica bella e di musica brutta’ e che ci regaleranno canzoni emozionanti, che, con un pizzico di immodestia da parte sua, includono alcuni dei suoi grandissimi ed immortali successi: Sapore Di Sale, Che Cosa C’e’, Albergo A Ore, Sassi, La Gatta, Il Cielo In Una Stanza, Senza Fine.
Gino Paoli aggiunge che la sua vita è stata un lungo viaggio, del quale, la cosa più triste – e purtroppo inevitabile – è quella di dover perdere e salutare amici e persone care sulla strada: omaggia così molti grandi della canzone: con un fulmineo quanto bellissimo piano solo di Danilo Rea ricordano Endrigo, Lauzi e De Andre’. Paoli canta Vedrai Vedrai di Tenco ed Il Nostro Concerto di Bindi.
Applauditissimi, i tre si congedano da noi a mezzanotte circa.
Non paghi ancora di questa prima giornata di musica, facciamo un salto al Palazzo Dei Sette per un brano dei The New Orleans Mystics band e ci affacciamo al bistrot Il Malandrino, dove si sta esibendo il resident trio Riccardo Biseo al piano, Massimo Moriconi al contrabbasso e Gege’ Munari alla batteria.