Swing Bop e Free. Il jazz degli anni ’60

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Un album fotografico, organizzato schematicamente per “strumento”; una sorta di “schedario”, dove compaiono i ritratti, accompagnati da ampie didascalie, dei piu’ grossi nomi del jazz internazionale. Ma rigorosamente stranieri, perche’ – cosi’ spiega lo stesso Polillo nella prefazione – non avendo una raccolta di istantanee sufficientemente assortita di artisti italiani, non ha voluto far torto a nessuno… (ed anch’io, per lo stesso motivo, non citero’ nessuno dei 120 personaggi raffigurati, assicurando pero’ che, nelle circa 180 foto delle oltre 300 pagine del libro, ce n’e’ per tutti i gusti…).
Dunque, un libro di ricordi, che racconta uno stralcio di una storia lunga, complessa ed articolata.
Sfogliando il libro Swing Bop e Free si ha subito la sensazione di fare un salto all’indietro nel tempo rivedendo, nei giovani volti degli artisti – qualcuno tuttora gloriosamente in servizio – espressioni dimenticate, il modo di vestire, di atteggiarsi, di gesticolare, le mode dell’epoca, attraverso immagini rigorosamente in bianco e nero.
L’autore, Roberto Polillo, ha avuto il merito e la fortuna di trovarsi al posto giusto al momento giusto: essere figlio del grande Arrigo Polillo, con l’opportunita’ quindi di accompagnarsi a cotanto padre e di trovarsi, a poco piu’ di quindici anni, con l’occhio nel mirino di una macchina fotografica, faccia a faccia con i piu’ grandi e difficilmente avvicinabili nomi del panorama jazzistico, lo hanno indubbiamente posto in una posizione di vantaggio.
In questo contesto, nei primi anni sessanta – anni in cui hanno coinciso il boom dell’evoluzione fotografica ed i grandi incontri/scontri tra personalita’ artistiche che hanno generato profondi cambiamenti stilistici ed espressivi del jazz – Roberto Polillo e’ stato un vero e proprio personaggio “privilegiato”.


Trattando di una produzione fotografica effettuata, grosso modo, tra trenta e quaranta anni fa, interessando cosi’ poco piu’ di un decennio, non si puo’ prescindere da qualche, seppur breve, osservazione di carattere tecnico.
Come tutti certamente sanno, per effettuare una buona fotografia – letteralmente “scrittura con la luce” – sono necessari alcuni requisiti di base fortemente interconnessi e condizionanti: un obiettivo “luminoso” deve permettere, in un tempo abbastanza breve da realizzare un’immagine ferma, che una quantita’ di luce sufficiente raggiunga un elemento sensibile – tipicamente la pellicola fotografica – dotato di un’adeguata sensibilita’. Questi fattori devono essere quindi in perfetto equilibrio tra loro e, al venir meno dell’uno, deve corrispondere un incremento dell’altro. Quando la luce non abbonda – come quando non c’e’ sole – aumenta fortemente il rischio di ottenere “foto scure” oppure, aumentando il tempo di esposizione, immagini “mosse”, ed a cio’ si sopperisce normalmente con l’uso del flash.
Roberto Polillo – come pure molti suoi colleghi di oggi, sebbene con mezzi notevolmente differenti – si e’ trovato per lo piu’ ad operare nelle specifiche realta’ degli spettacoli teatrali e musicali, frequentemente quindi in ambienti chiusi e, quand’anche all’aperto, in orari piu’ spesso serali. L’uso del flash, fastidioso per gli “attori” e sconveniente per il fotografo a causa della “freddezza” della sua luce, costringeva (e costringe) all’utilizzo della seppur scarsa luce ambientale disponibile. Inoltre, a quell’epoca, le sensibilita’ delle acerbe pellicole a colori erano ancora troppo basse per lavorare in luce scarsa, senza flash, mantenendo tempi di esposizione ragionevoli. Come tanti, dunque, anche Polillo ricorreva preferibilmente all’uso della pellicola in bianco e nero. Gia’ in origine piu’ sensibile, essa non necessitava dello sviluppo in laboratorio ma si poteva trattare “in proprio”, e si poteva pure migliorarne un pò la sensibilita’ con qualche accorgimento in camera oscura che pero’ ne aumentava proporzionalmente il difetto-effetto della “sgranatura”.
Le foto realizzate risultavano poi particolarmente suggestive, grazie ai giochi di luci ed ombre, ai contrasti, a volte spregiudicati, alle “grane”, oppure a risultati sorprendenti – talora forse neppure premeditati – come certi effetti di mosso, che donavano ad alcuni scatti uno speciale “appeal” artistico.
L’evoluzione tecnica della fotografia ed il passare del tempo hanno inciso significativamente sugli esiti delle attivita’ di reportage, donando progressivamente una caratteristica di unicita’ a quanto prodotto in precedenza, con mezzi meno potenti ed evoluti, in particolare per quel che riguarda la forza narrativa ed il potere di rievocativo delle immagini, ed aumentandone fortemente il fascino.


La posizione di privilegio di Roberto Polillo sugli stages piu’ prestigiosi – ed ancor piu’  nei back-stage piu’ esclusivi – e’ stata quindi sfruttata proficuamente grazie alle sue ottime capacita’ tecniche e dalla grande sensibilita’ visiva, capace di far trasparire di volta in volta i sentimenti – l’ironia, la concentrazione, il disappunto – del soggetto. Con occhio attento, ha saputo carpire ogni minimo dettaglio, catturare ogni istante irripetibile, congelare ogni situazione significativa come nel fermo-immagine di un film, capace pero’ di riassumere un’intera storia.
Oggi le immagini di Roberto Polillo sono state riviste e rielaborate nell’ambito del progetto grafico-editoriale di Swing Bop e Free, preziosamente accompagnate dal commento dalle sapienti didascalie del padre Arrigo, scrittore e grande maestro del giornalismo e della critica musicale italiana, che ha seguito le vicende dell’evoluzione del jazz in Italia fino dagli albori essendo stato redattore e poi direttore della rivista Musica Jazz, nonche’ organizzatore di molteplici eventi di grande rilievo. Sono presenti poi citazioni degli artisti stessi ed altre curiosita’ e commenti ad opera di altri illustri critici e storici del jazz.


Dopo alcuni anni di collaborazione, in qualita’ di fotografo, con la Musica Jazz, Roberto Polillo decise di abbandonare la carriera di cacciatore d’immagini per dedicarsi con successo ad altro. Ha pero’ ritenuto, a distanza di anni, di intraprendere un’iniziativa a carattere prettamente familiare assieme al fratello editore: raccogliere e pubblicare in questo libro quelle immagini, quei commenti e quelle sensazioni; un insieme che rappresenta, al tempo stesso, un delicato ricordo ed omaggio al padre Arrigo, un indubbio punto di svolta della sua evoluzione personale, col passaggio attraverso una stagione breve ma intensa della sua vita, ed uno sguardo nostalgico su un periodo glorioso ed irripetibile della musica jazz.


Info:


Foto di Roberto Polillo e testi di Arrigo Polillo, 304 pagine, 55 euro


http://www.polilloeditore.it/

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