Successo al Teatro Diana di Napoli

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Lunedì 21 novembre 2016 il Teatro Diana accoglie sul suo palcoscenico un ensemble musicale d’eccezione, connubio raffinato tra musica e teatralità regalatoci dal sempre talentuoso Peppe Servillo e dai Solis String Quartet, raffinato quartetto d’archi.

A distanza di tre anni rispetto al loro primo lavoro, “Spassiunatamente”, il 1 maggio scorso ha visto la luce “Presentimento”, secondo riuscito omaggio alla canzone napoletana, rivisitato alla maniera dei Solis e dalla voce poliedrica e ad altissima capacità interpretativa di Servillo.
Una platea calorosa ed attenta ha accolto gli artisti con entusiasmo ed ha sottolineato, con applausi ed attiva partecipazione, i momenti più coinvolgenti dello spettacolo. Notevole il feeling tra Servillo ed i musicisti, comunicazione gestuale e visiva al massimo livello che rende ancora più vivace e “carnale” il messaggio che il proposto repertorio napoletano invia al pubblico.
L’energia del palco si trasmette alla platea, che non manca in entusiasmo ed apprezzamento, rimandando la stessa energia agli artisti, in maniera fluida e circolare.
Servillo, tra un pezzo e l’altro, parla e scherza amabilmente con il pubblico in maniera elegante e magistrale, strappando sorrisi e ricordi, man mano che snocciola aneddoti e presenta la maggior parte dei brani in scaletta.
Davvero particolare la sua introduzione alla struggente Palomma, che il suo autore-compositore ed esecutore, Armando Giglio, amava presentare in maniera alquanto originale: “Testi di Giglio, composizione di Armando, canta Armando Giglio”.
Te Voglio Bene Assaje, canzone composta da 25 strofe – Servillo, scherzandoci su, ne canta ‘soltanto’ quattro-  è stata attribuita, dalla diceria popolare, a vari musicisti e circolava, all’epoca, scritta sui “fuglietielli”, che gli scugnizzi vendevano per farla suonare al pianoforte nelle case.
Dolcissima l’interpretazione di Scalinatella, prezioso l’aneddoto delle Serenata di Pulcinella, che dà voce ad un guappo che ha perso la faccia e che, vestendo una maschera, dichiara il suo amore. Està – Pucundria – di Libero Bovio, traccia il ritratto esistenziale dell’uomo meridionale che, nei caldi pomeriggi estivi, alla contr’ora, ha tantissime cose da fare, ma si lascia cullare dalla pigrizia: splendidamente onomatopeici i suoni dei violini dei Solis che ci richiamano il ronzio degli insetti delle giornate estive.
Servillo ci fa letteralmente “vedere” un elegante Sergio Bruni, che interpreta la sua Che T’Aggia Dì nella solennità dell’Auditorium Rai di Napoli, vestito elegantemente, con dinanzi un microfono a giraffa e l’orchestra sinfonica di un programma serale dei Rai2 negli anni Settanta. Ed ancora Ricitencello Vuje, che pare scritta dalla penna dei trovatori del ‘200 e del ‘300; Festino di Mario Merola ci riporta alle origini della canzone nell’ambito teatrale: lui, infatti, oltre che come recitare, diceva come si doveva cantare.
Divertente e coivolgente l’interpretazione di M’Aggia Curà, estrema quella di Guapparia; attualissima Sò Li Sorbe E Le Nespole Amare di Leonardo Vinci, che paragona i frutti acerbi con le donne giovani che, maturando, allentano la loro presa e diventano più morbide ed accondiscendenti.
Profondamente belli i tre brani eseguiti dai Solis String Quartet da soli: Enzo Di Donna al violino, Gerardo Morrone alla viola, Antonio Di Francia alla chitarra ed al violoncello e Luigi De Maio al violino non sono soltanto dei bravissimi e versatili musicisti, ma anche dotati di grandi capacità attoriali.
Gran finale con la divertente A’ Casciaforte, tratta dallo spettacolo “La Parola Canta”, con Toni Servillo. Il pubblico li acclama per un bis e ci regalano una spettacolare versione di Dove Sta Zazà, della quale Servillo ci fa notare chi è il vero protagonista del brano: non tanto Zazà, che è sparita e non si sa dov’è, quanto Isaia, che la cerca, sì, ma che se non la trova, è pronto a consolarsi con la di lei sorella.