Nick La Rocca European Jazz Festival 2006

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Dopo aver dedicato le precedenti edizioni al pianoforte, alla Big Band e al sassofono, la 4. edizione del Nick La Rocca Jazz Festival guarda ad un altro strumento importante per la musica afroamericana e con una storia corposa alle spalle: la batteria.
L’apertura e’ affidata al trio di Antonio Ciacca e all’Orchestra Napoletana di Jazz, formata da quindici tra i piu’ rappresentativi musicisti campani. Poi si entra nel vivo con il quartetto del francese Manu Katche’, batterista poliedrico e capace di adattarsi ed emergere in contesti diversi da quelli propriamente jazzistici (vedi le collaborazioni con Peter Gabriel, Sting, Joni Mitchell e tanti altri). Nella stessa serata siede dietro alla batteria uno degli artisti italiani piu’ conosciuti e apprezzati nel mondo, Tullio De Piscopo. Che ha il piacere di precedere di un giorno l’esibizione di uno dei suoi maestri, quella del decano di tutti i percussionisti/batteristi e musicisti napoletani: Antonio Golino.



Golino e’ uno di quei musicisti a cui la Napoli del jazz deve moltissimo. E’ lui che, insieme ad un poco nutrito manipolo di musicisti appassionati, come Lucio Reale, Willi Mauriello, Gege’ Munari, Mario Schiano e pochi altri, ha fatto conoscere ed attecchire le sonorita’ afroamericane a Napoli. Nella sua lunga carriera ha suonato con tutti i piu’ grandi jazzmen italiani, vantando anche collaborazioni con Chet Baker, Bill Coleman, Joe Anderson e altri…
Se provate a chiedere di lui all’ “oracolo” Google troverete poco o nulla, data la sua indole schiva. Ma lo ritroverete nelle schede biografiche di decine di batteristi (che ormai non possono fare a meno di presentarsi in Interne’t). E il suo nome in quei curriculum non e’ solo un lasciapassare per future collaborazioni, ma piuttosto sincero ringraziamento per gli insegnamenti ricevuti.


Fin dal primo pezzo, “Take the ‘A’ train”, si capisce dove il gruppo vuole andare a parare. Il bebop e’ lo stile prediletto e mai abbandonato dal nostro e a quel primo pezzo seguiranno “I mean you”, “Anthropology” e tanti altri… Il gruppo dei napoletani Michele Di Martino al piano, Gianluigi Goglia al contrabbasso e Giulio Martino al sax tenore si mostra ben affiatato. E ben si inserisce nel quartetto l’altro tenore suonato da Lucia Golino, “speciale” soprattutto in alcuni duetti e sovrapposizioni con Giulio Martino.


Giusta conclusione di quest’incontro e’ il premio alla carriera ricevuto da Antonio Golino per mano del direttore artistico Lino Volpe. Davvero un bel momento in una citta’ che ha spesso dimenticato i propri talenti e i propri maestri!


Ancora non ci si era ripresi da questa bella emozione che sei americani scaraventavano addosso al pubblico tutta l’energia di cui sono capaci. E’ una vera “macchina da guerra” quella di Wallace Roney, la cui resa acustica e’ limitata purtroppo dalla location (causa pioggia il palco e’ stato spostato nella biblioteca della bella Villa Bruno). Dalla tromba che fu di Miles Davis, donatagli direttamente dal “maestro” nel 1991, piu’ che note vengono proposte atmosfere. Coinvolgenti, preziose, sempre diverse. Non c’e’ tempo per pensare, perche’ si viene investiti da una musica che cambia in continuazione pur nei suoi punti fermi. Le sonorita’ davisiane non sfuggono. Ovviamente sono quelle piu’ radicate ma, complici l’energia e la mostruosa bravura di uno dei batteristi piu’ apprezzati al mondo, Eric Allen, il groove incessante del contrabbasso di Clarence Seay, le incursioni del pianista Robert Irving e la presenza di un dj-set ad amalgamare (o a sconvolgere?) il tutto nella persona della bella Val Jeanty, hard-bop e rock progressive anni ’70, elettrica e acustica si alternano e mescolano dando vita ad una musica di rara potenza!


L’ultima sera e’ appannaggio della band di Marco Zurzolo e del quintetto di Franco Ambrosetti e Daniel Humair. Come per la sera precedente tra prima e seconda esibizione l’atmosfera e’ completamente diversa. Sanguigna e mediterranea quella del gruppo capeggiato da Zurzolo, piu’ sofisticata e algida la seconda del duo Ambrosetti-Humair.
Marco Zurzolo, dopo aver trovato una via napoletana al jazz, e’ in una nuova fase di positiva evoluzione e maturazione, espressa con il recente “7 e mezzo”. Dal nuovo lavoro vengono eseguiti, tra gli altri, l’emozionante e davvero sentita “Torno a Sud” e la ninna-nanna per “Sofia”. Ad accompagnare Zurzolo in questa nuova avventura un gruppo di affiatati “under 30”: la ritmica e’ composta da Davide Costagliola ad basso e Gianluca Brugnano alla batteria con Luca Gianquitto alla chitarra. Ad affiancare il sax c’e’ Alessandro Tedesco al trombone.


E’ un quintetto di “primedonne” quello che segue, composto da Daniel Humair alla batteria e da due musicisti italiani molto apprezzati all’estero, Franco Ambrosetti alla tromba e Antonio Farao’ al pianoforte. Ne viene fuori un progetto musicale “aperto” e affascinante che, piu’ che negli assoli dei singoli, ha una propria ragion d’essere nella grande amalgama sonora e nel suo proporsi come una piccola orchestra in cui ogni elemento da’ il suo contributo alla costruzione dell’edificio musicale. A completare il quintetto ci sono Marco Micheli al contrabbasso e Gianluca Ambrosetti al sax soprano.

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