LIGIA FRAN

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L’International Music Meeting 2010, giunto alla XX edizione, inserisce nel fitto calendario di appuntamenti che porta in terra veneta orchestre, cori e musicisti provenienti dall’Europa, dall’America e dal Sudamerica, un inedito omaggio al Brasile, e precisamente al popolo del Rio Grande del Nord.

Incluso nel cartellone di appuntamenti del Festival della Cittadinanza di Padova, si esibiscono nella sala della Gran Guardia di Piazza dei Signori i brasiliani Ligia Franca (voce), Roberto Taufic (chitarra), Edu Hebling (contrabbasso) e il piu’ brasiliano dei percussionisti italiani, come e’ stato definito, Roberto Rossi (percussioni).


Ligia Franca entra a piedi scalzi, liberandosi ben presto dei tacchi che non servono ad una donna della sua vivacita’. Un inaspettato e morbido impeto si diffonde dolcemente nell’antica sala rinascimentale della Loggia del Consiglio, cosi’ sobriamente sontuosa e ornata di affreschi seicenteschi, gigantografie leggendarie degli eventi salienti della nascita della citta’, e da Antenore alla flotta del re spartano sconfitto dai Padovani, tra i simboli della Giustizia e della Sapienza, tra teste grigie di un pubblico un pò avanti negli anni, si leva un canto intenso, suggestivo, sin dalle prime incredibili note di “Chega di Saudade” di Tom Jobim e Vini’cius de Moraes.

Soffre un pò dell’acustica che pecca probabilmente nel sound back, ma quando parte si trasforma completamente, e il suo “balacar” tra le note sapienti della chitarra di Taufic supera l’emozione ed energicamente urla al mondo “O Samba e’ o meu Dom” di Wilson Das Neves e Paulo Cesar Pinheiro. Direttamente “do seu coracao” fa vibrare le corde della sua voce calda, scura quanto basta nelle note nuove del latin jazz.

Si lancia in un omaggio a Chico Buarque da Hollanda, “O que Sera’”, e ascoltiamo attenti il quartetto ben affiatato che “serve” alla nostra regina senza corona, forte di un’eleganza ed una regalita’ interiore che veste di luce la pelle e che riscalda il cuore dei cocenti raggi di sole provenienti direttamente dalla terra del Nord Est “brasileiro”. Malinconia “do por do sol” e follia della notte passata sambando o ascoltando le storie ricche di un popolo che ha ancora tanto da raccontare.

Inizia cosi’ gravemente e cosi’ deliziosamente “sube” in toni alti ma mai stridenti, vibra sempre in unita’ incondizionata con una serenita’ che diventa talvolta struggente, sincopata con la note del basso di Hebling, con l’accompagnamento mai ingombrante della batteria e delle percussioni di Rossi, e sale, per poi ritornare pindaricamente sulla terra. E’ la storia della sua musica, “misturata” all’interno della quadratura armonica, in cui cerca di trasmetterci tutta la sua “emozione” come dira’ di li’ a poco, attraverso cui ci sussurrera’ “A Historia do Samba” di Caetano Veloso e Jo

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