I consigli di Sound Contest: dischi senza tempo…

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Matthieu Donarier: OpticTopic (YOLK)


Il trio guidato dal saxofonista clarinettista francese Matthieu Donarier ci propone una musica molto moderna che prende ispirazione dal Sonny Rollins più avventuroso per arrivare al trio di Paul Motian con Bill Frisell e Joe Lovano. L’arco narrativo si snoda lungo 12 composizioni originali, tutte firmate dal leader ad eccezione di una che è invece stata scritta dal batterista, il flessibile e felino Joe Quitzke. Il terzo componente del gruppo è il chitarrista Manu Codjia, già ben noto per il suo lavoro raffinato e graffiante allo stesso tempo a fianco del trombettista Erik Truffaz. I tre si sono conosciuti al conservatorio e hanno tenuto assieme questo progetto per ben sette anni prima di giungere alla registrazione di questo loro primo lavoro. Donarier si alterna al sax tenore e al soprano, al clarinetto in SIb e al clarinetto basso e mostra una ottima capacità di fare correre le storie che stanno dietro alla musica, le emozioni che sostengono le strutture compositive, il respiro vitale che fa alzare in cielo le linee melodiche frastagliate da ritmi organici che rincorrono il turbinio della metropoli e i ricordi ancestrali del deserto.



El-P: High Water (Thirsty Ear)


La collana diretta dal pianista Matthew Shipp ci propone una nuova avventura nella terra di nessuno che trasuda di energie metropolitane. Il progetto è affidato ad uno dei giovani esponenti più radicali della cultura hip-hop, quel Jaime Meline che ha scelto come nome di battaglia El Producto, successivamente abbreviato in El-P, sigla con la quale ha raggiunto una certa notorietà e con la quale firma questo High Water. A menare le danze sotto la direzione del leader è un gruppo di musicisti che hanno grande dimestichezza con Matthew Shipp e con questa serie di album di grande interesse e forte trasgressione. Sotto l’ombrello della denominazione ‘The Blue Series Continuum’ troviamo infatti la tromba di Roy Campbell, il sax e il flauto di Daniel Carter, il trombone di Steve Swell, il basso di William Parker, la batteria di Guillermo E. Brown, oltre al pianoforte di Shipp. El-P arrangia, compone, mixa, organizza, supervisiona, plasma la materia sonora, accettando il linguaggio aspro dei compagni di strada, le svariate influenze, la corrosione della trama. Ne viene fuori una miscela ustionante che si nasconde dietro soluzioni circolari che a volte paiono persino invitare ad una folle danza sotto la luna. Si sa, la vita è piena di falsi indizi. Da maneggiare con cura, meglio se con i guanti di gomma.



Eugene Chadbourne: Honky Tonk Im Nachtlokal (Leo Records)


Il folle dottore non si lascia scappare l’occasione per offrirci una sua ulteriore personale (sarebbe meglio dire personalissima) versione del country eamp; western, la musica che impera nella parte rurale degli States. Lo fa con la sua solita ironia estrema che comincia con le note di copertina come sempre esilaranti per poi arrivare ai quattordici folli pezzi contenuti in questo CD della Leo Records. Sono assemblati brani provenienti da quattro diverse formazioni che spaziano dall’inverno del 1996 alla primavera del 2002, con interpreti del tutto improbabili come un gruppo basco con violino e chitarre, un quartetto caratterizzato dallo scacciapensieri e dalla tromba del sicilianuzzo Roy Paci contrapposto al mandolino di Barry Mitterhoff (un ottimo musicista che ricordiamo in tour in Italia, nell’aprile del 2003, con Jorma Kaukonen) e all’armonica di Walter Daniels. La tradizione si sgretola all’improvviso dietro gli assalti dell’elettronica per poi riaffiorare come in un gigantesco gioco caleidoscopico nel quale non si sa più da dove si era partiti e dove si potrà arrivare. Per finire si tira per la giacca anche la buonanima di Rahsaan Roland Kirk, con un tributo improbabile che traduce nel linguaggio del country mischiato all’elettronica due dei suoi brani più famosi. Fuochi d’artificio colorati di patriottismo sbeffeggiato, ma conditi inevitabilmente con quel pizzico di orgoglio che nessun americano riesce mai a mettere in soffitta.

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