Biancaneve fa fuori la strega

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Sara Guastamacchia si fa semplicemente chiamare Guastamacchia. Pugliese, giovanissima e già piena di grinta e voglia di oltrepassare le righe e i limiti consentiti. Quel noir autorale, la periferia del futuro, tra elettronica e programmazioni, tra qualcosa di minimale e l’elaborazione grafica di una lolita. Un mondo visionario anche ben raffigurato da un video che per lo più fa pensare e rende dubbiosi. Ma se ne parla e anche bene, soprattutto dopo le gustose anteprime targate MEI. In rete e negli store digitali il singolo “Biancaneve e Bluvertigo” firmato Interbeat Records che da anni ormai, con le sue produzioni, ci ha abituati ad un sound decisamente poco acustico e molto industriale.

 

Ascoltando la tua musica… ascoltando la scena che abbiamo intorno. Ti senti rivoluzionaria o rivoluzionata?

Non ho la pretesa di essere una Rivoluzionaria, anche perché sono figlia prima di essere madre di qualsiasi cosa. Certo, mi aiuta il fatto che non imito nessuno ma in qualche modo “raccolgo”.

Sono figlia dei miei libri di storia dell’ arte, figlia dei poeti, fotografi, film maker, la musica è arrivata dopo, un po’ come legante, un po’ come conseguenza.
Direi, quindi, “rivoluzionata” ma da chi, da tutto un mondo.

 

Le tue inspirazioni? Bluvertigo e la loro elettronica?

Adoro i Bluvertigo, i Subsonica ma sopratutto Battiato, che mi ha insegnato ad essere minimale ed essenziale musicalmente. Ascolto veramente di tutto e da sempre sono convinta che i gusti sono relativi ma la qualità non lo è, quindi diffido della gente che in qualche modo tende a ghettizzare i generi musicali.

David Bowie, Depeche Mode, Nina Hagen, Joy Division ma anche Bjork, e sulla scena nazionale sono sempre stata attratta dalla new wave degli anni ‘80, che vede come protagonisti principali i Litfiba, i Diaframma, i CCCP, CSI e i Decibel. Il tutto è poi condito da un gusto dark che mi fa di gran lunga apprezzare la scena dei

The Cure, e dei Baustelle e degli Afterhours in Italia. Non sempre quel che ti piace è quello che sei, i miei primi ascolti non li ho mai mollati: the Doors, Pink Floyd, Led Zeppelin e poi i Pantera, i Korn, e non sono tutti.

Trasgressiva ed erotica. Da donna, non pensi ci voglia poco? In fondo basta essere nuda per raccogliere visualizzazioni (purtroppo aggiungo io a denuncia di tanto altro).

E’ nata prima la performance e poi il video.

Ho pensato dopo che magari alcune riprese mi avrebbero aiutata a conquistare più visualizzazioni. Il mio obiettivo principale non è ricevere qualche visualizzazione in più, ma è trasmettere la mia sensibilità, perché sarei disposta a rifare tutta la performance dal vivo.

Se è poesia, se è emotività non c’è scandalo, ma solo coraggio.

 

La tua musica che ambizioni ha? Oggi che ambizioni si possono avere in questo mestiere?

Quando c’è la possibilità di arrivare alla gente, so che potrei dare tanto a livello emotivo. Mi piacerebbe aiutare ma soprattutto svegliare le menti dormienti. La vera rivoluzione è far piangere una madre violenta mettendole davanti agli occhi il dolore di un aborto.

Ambizione? Fare arrivare un messaggio. E morale della favola? La vera morale è non aver la pretesa di fare morali in generale, l’ascolto ma soprattutto l’umiltà sono i pilastri del mio approccio artistico.

 

Oggi abbiamo due singoli. Domani?

Ho scritto parecchio in questi anni, spero di continuare a stupire e a confrontarmi con un pubblico che pian piano imparerà a conoscermi. Un album? Sicuramente nulla verrà lasciato al caso, neanche i titoli dei brani che magari uniti tra loro, comporranno un bel pensiero o perché no, un vero e proprio rebus.

 

Più ti sento e più mi restituisci queste immagini. Morte e luci a neon. Notturno e favole che forse fanno paura. Corsie di ospedale ma anche introspezione di libri sacri. Perché non c’è sole nella tua musica?

Sono abbastanza affascinata dalla Poesia Confessionale, ossessionata dal raccontare la verità di ciò che mi succede, ad ogni costo. Cantando e scrivendo le mie paure riesco ad esorcizzarle meglio. Più scrivo, più mi conosco.

Poi, tutto è in relazione alla mia ambizione, al mio obiettivo: evocare, provocare, risvegliare. Una canzone solare l’ho scritta, ma quando l’ho definita tale mi hanno detto che forse avevo una concezione distorta della parola “solare”, a me piaceva, parlava in maniera ironica della mia allergia ai cipressi.

Può essere un limite, ma quando sono felice non scrivo canzoni, quando sono felice: esco.

 

Dall’America? GUASTAMACCHIA pensi possa essere etichettata come artista italiana?

Artista, di certo uno non si proclama da sé.

Paradossalmente la parola “etichetta” ed “artista” si scontrano in una maniera incantevole credo che non ci sia parola migliore per farmi sentire libera in tutto quel che faccio.