GROUND ZERO: Plays Standards

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Che in giro per il mondo esistano dei pazzi raziocinanti come Otomo Yoshihide ci conforta moltissimo e ci istiga dentro quella sacrosanta speranza di poter sempre ascoltare qualcosa d’inusuale e fantastico, qualcosa capace di restituire il senso dell’assoluto moderno (incluse tutte le ansie e metafore del futuro) attraverso il sentimento del classico e del passato. Alla soglia dei suoi splendidi cinquant’anni, Otomo e’ unanimemente considerato come una delle piu’ fervide menti agitatrici e improvvisatrici del Sol Levante (un John Zorn con gli occhi a mandorla) e se da un lato i Ground Zero di Tokyo sono stati la sua creatura piu’ nota e istituzionalizzata, dall’altro la sua creativita’ non subalterna ha dato vita, collateralmente e successivamente, ad una serie di progetti, gruppi e collaborazioni davvero impressionante. Nella sua specialita’ di campionatore di suoni e di chitarrista e dall’alto della sua passione pratica per il free jazz, unita a una profonda conoscenza delle musiche etnico-sperimentali, ha fondato i Double Unit Orchestra, i Celluloid Machine Gun, i Mosquisto Paper, gli I.S.O., i Filament, il magnifico New Jazz Quintet (poi esondato nell’ensemble ONJE e nell’orchestra ONJO), partecipato come co-leader ai dischi di Peril, Optical 8, Novo Tono e Dragon Blue, pubblicato lavori “in solo” e “in duo”, composto colonne sonore e collaborato con una quantita’ ingente di noti artisti e sperimentatori: John Zorn, Bob Ostertag, Jim O’Rourke, Fred Frith, Lawrence D. Butch Morris, David Shea, Kato Hideki, Yamatsuka Eye, Tenko, Keith Rowe, Taku Sugimoto, Jon Rose, Peter Kowald, Oren Ambarchi, Bill Laswell, Elliott Sharp, Martin Te’treault, Gunter Muller, Rova, Christian Fennesz e tanti altri ancora. In Plays Standards (Nani / DIW, 1997), giunto due anni dopo la provocazione postmodernista di Revolutionary Pekinese Opera (un sampler del sampler) e parallelo ai primi due volumi della trilogia relativa al progetto “Consume” (Consume Red e Conflagration, entrambi pubblicati nel 1997 ), Otomo Yoshihide si e’ concentrato nella rilettura di alcuni classici (famosi e non), colonne sonore di film polizieschi giapponesi e arie musicali sudamericane. Tutto cio’ secondo un’ottica decostruzionistica che pero’ si mantiene sempre in perfetto equilibrio, senza calcare troppo la mano verso l’astrattismo e il suono-gesto anarchico fine a se stesso. Accanto al leader (giradischi, chitarre, ance, euphonium e oggetti vari) gli altri elementi “perno” dei Ground Zero di questa fase, ossia Yumiko Tanaka (shamisen, kokyu, koto), Masahiro Uemura (batteria, percussioni), Yasuhiro Yoshigaki (batteria, percussioni, oggetti), Naruyoshi Kikuchi (sax soprano, tenore e baritono), Mitsuru Nasuno (basso), Kazuhisa Uchihash (chitarra acustica ed elettrica) e Sachiko Matsubarai (sampler, omnichord). Quando prende l’avvio El derecho de vivir en paz + Shinoshin

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