Un disco ad “Alta Quota”

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Terzo lavoro personale di inediti in studio di Germano Seggio, chitarrista in forza a grandi nomi della scena italiana e non solo. Chitarrista appunto, con un lavoro di composizioni strumentali che di chitarra si sfamano e si dissetano. Ascesa in alta quota e poi vita tra i monti tra borghi antichi e antiche tradizioni. E poi il silenzio, la natura e quel sapore di infinito che fluttua come fa la polvere. Non deve mancare la nostalgia e la ricerca di un’origine blues e soul da cui proviene un grande chitarrista come Seggio. Tutto questo in metafora si racchiude in questo disco intitolato “Alta Quota” uscito lo scorso 29 Luglio che contiene 9 brani strumentali di cui una sola cover, l’omaggio ai Tears for Fears con l’intramontabile “Mad World”. Per il resto dell’ascolto, tra flessi di silenzio e drumming di energia, tra suoni spalmati in ampi spazi come l’intro di “Braies” o radici di un funky come si deve in “Corno Bianco” per andare infine a chiudere all’emozionante title track del lavoro con l’unico brano di sola chitarra (emblematico dell’intero disco, dal punto di vista tecnico e dal punto di vista concettuale). Germano Seggio ci regala un disco per riflettere, viaggiare, emozionarsi… e forse anche catturare quella sensazione che si ha quando apri le braccia al vento sulla cima di una grande montagna. In rete troviamo il video del “Making of…” del disco e un video live in studio proprio di “Mad World”.

 

 

Una carriera importante e lunga di incontri. Quale di questi ha contaminato di più il suono della tua chitarra?

Grazie a Dio negli anni ho avuto la possibilità di incontrare artisti di caratura artistica superiore alla mia, da cui imparare. Ho sempre cercato di confrontarmi con loro traendone sempre beneficio da ogni punto di vista. Da quello meramente tecnico o sonoro a quello estetico e da performer. Questo ha fatto sì che potessi canalizzare le mie esperienze nel suono. Se dovessi dirti quale di queste esperienze è stata determinante in tal senso, sicuramente risponderei, il tour WOMAD del grande Peter Gabriel.

 

E possiamo dire anche quale di questo sia stato il peggiore?

Credo che chiunque, anche quello che tu al momento possa valutare come peggiore, ha da insegnarti qualcosa. Per esempio anche con chi non condividere mai più il palco… Non è una buona lezione comunque?

 

Le alte quote delle Dolomiti hanno ispirato la scrittura. Hai preso degli appunti o addirittura in qualche caso hai proprio suonato sul posto?

“Alta Quota” trae ispirazione dalle intense emozioni che le Dolomiti hanno suscitato nel mio animo, generando in me una nuova visione della musica e, in senso più ampio, della vita. Per tanto devo confessarti che il 90% delle composizione nasce in loco, semplicemente appuntando le mie idee sul cellulare o scrivendo degli appunti in musica; altre come “Alta Quota” sono state registrate sul posto e poi arrangiate e definite in studio a Palermo.

 

E le montagne in che modo hanno contaminato (se lo hanno fatto) il suono di questo disco?

Le montagne sono state fonte di ispirazione anzitutto per definire e dare vita ad un suono che evocasse la purezza dei luoghi e la rarefazione dell’aria a determinate quote. Credo vivamente che le nello specifico le Dolomiti abbiano giocato un ruolo fondamentale per il concepimento di questo sound design che vuole essere in qualche modo originale ma al contempo racconta una storia.

C’è anche del blues che sinceramente non avrei mai associato ad uno scenario incontaminato d’alta quota… come mai?

Come ben saprai un’altra delle mie passioni è quella di insegnare e lo faccio ormai da più di vent’anni… Ho sempre detto a tutti i miei studenti una cosa che ha un po’ dell’incredibile, ma siccome ci credo fermamente la ripeto anche qui! Anche un violinista classico, se avesse studiato del Blues sarebbe di certo un violinista migliore… Ed ecco perché il Blues diviene inscindibile, all’interno delle mie composizioni, lo trovi ovunque, sparso qua e là fra tutti i brani. Impossibile discernere! Nello specifico visto che si parla di “Cavalese”, brano dedicato al mio periodo più Trentino e meno Alto Atesino, devo dirti che c’è anche un motivo puramente emozionale, ovvero mi trovavo a Cavalese, nella mia casetta immersa in questo fiabesco borgo della Val di Fiemme, dove ho vissuto piacevolissime esperienze, trovando motivi di ispirazione nel ricordo di lunghissime passeggiate rigeneratrici. È così è nato questo blues. È forse il primo blues dedicato alle Dolomiti? Speriamo!!!

 

Il dialogo con questa ensemble direi blues nell’anima, quanto è stato improvvisato e quanto è stato scritto nel dettaglio?

La genesi di “Cavalese” che come vi dicevo, nasce fisicamente dentro la mia casetta in Val di Fiemme, è molto singolare… Stavo cercando di recuperare fisicamente da un’escursione molto faticosa che ha fatto sì che i miei piedi per qualche giorno non avessero più il primo strato di pelle 🙂 🙂 🙂 e con i piedi immersi in una bacinella mi esercitavo tirando su dei Bendings al limite di rottura corda, e venne fuori il tema principale di “Cavalese”. D’altronde la storia ci insegna che senza sofferenza la musica buona non viene fuori, e il Blues oltremodo, no?

 

Per chiudere: ti è capitato che qualcuno leggesse altro tra queste scritture? Cos’hai scoperto di regalare alle persone?

Devo essere sincero, ne ho sentite di cotte e di crude… Ma i feedback più gratificanti sono stati quelli relativi alla possibilità che questi danno di essere ascoltati più volte senza annoiare, anzi dando all’ascoltatore talvolta più letture delle stesso brano. Altre impressioni positive per esempio quelle relative al fatto che comunque è come se l’ascoltatore percepisse quasi un testo al posto o insieme alle note delle mia chitarra. Di sicuro c’è che per la prima volta nella mia carriera di compositore, non ho pensato assolutamente a partorire l’ennesimo lavoro discografico che dovesse per forza impressionare il chitarrista ascoltatore o il musicista di turno, ma bensì chiunque volesse trarre beneficio dall’ascolto della mia musica, semplicemente traendone relax, magari davanti a un caldo camino con una bella tazza di tè fra le mani, o magari con le cuffiette in riva al mare pensando alla frescura della montagna…