ENZO PIETROPAOLI E STEFANO OLIVATO CHIUDONO UBI JAZZ WINTER SEASON 2009

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Uomini “soli”
Ubi Jazz Winter Season III Edizione



Un’associazione che pian piano sta diventando grande, una rassegna che include i nomi piu’ significativi del jazz contemporaneo e non solo, un teatro e due set. E lo spettacolo diventa vita, reale, di persone che si fanno strumento della musica. L’associazione e’ Terrazzamare di Mirano, che ha creato l’Ubi Jazz e che venerdi’ 20 marzo ha ospitato al Teatro Belvedere, (Mirano), due grandi nomi in due set piu’ Jam Session: Stefano Olivato ed Enzo Pietropaoli. Sul palco, alcune chitarre, un tavolo con una miriade di strumenti funzionali all’esecuzione e il contrabbasso poggiato per terra, in attesa, pronto. Olivato ha iniziato dando voce al suo progetto, “Bassolo”, un percorso in cui sperimenta tutte le possibilita’ del basso elettrico, che pur inoltrandosi in una dimensione solistica non abbandona la visione d’insieme tipica di un bassista. Quasi come se il suo canto solo tenesse sempre a mente un invisibile ensemble di cui segue percorsi mentali articolati. In uno dei primi pezzi, “Redenction song”, introduce una delle riflessioni che sin dall’inizio della sua “avventura” musicale lo hanno incuriosito: suonare mantenendo la melodia ma allontanandosi dalla costrizione delle 4 misure, quindi muovendo il ritmo e liberandosi dagli standard convenzionali di esecuzione. Quando finalmente prende l’armonica a bocca, Olivato da’ il meglio di se’. Introduce questo strumento in un tango magistralmente condotto dalla linea del basso, costruita quasi architettonicamente con la loop machine. Il suo progetto ha un altro obiettivo fondamentale: rendere questa musica, spesso improvvisata, contaminata, cerebrale, di nicchia, un pò piu’ godibile per i non addetti. Questo il motivo della scelta di titoli tanto conosciuti come “Eleonor Ragby” di Lennon-Mc Cartney o “Libertango” di Piazzolla.

Entra Pietropaoli, tira su il gigante che sembra quasi sovrastarlo fisicamente, per poi incontrarsi con la sua anima calda e potente senza perdersi in alcun confronto. Presenta il suo progetto, “Nota di Basso”, un disco per contrabbasso solo, dove questo strano strumento, alla base di tutta la musica conosciuta, diventa protagonista nient’affatto noioso assumendo una dignita’ da solista insospettabile. Scopriamo che il termine “strumento” in questo caso calza alla perfezione, perche’ il contrabbasso diventa improvvisamente uno “strumento” dell’intelligenza, della sensibilita’, dell’eclettismo, della fantasia, assumendo tutta la dignita’ di un solista d’eccezione, che puo’ gestire un palco al pari di un pianoforte o di un violino. Lo introduce con “Preludio in re”, una melodia sulla corda di sol, seguito da “CB Minor Blues”. CB come contrabbasso, o come Chet Baker. Questo pezzo, infatti, e’ quasi un tributo all’amico Chet, campionato in un momento sereno di grande talento, durante un’intervista per una radio danese. Pietropaoli immagina un hip hop tra il suo contrabbasso ostinato e il canto pop che Baker aveva improvvisato per la radio. Per ricordarlo tenendo distante il solito backround del dramma dell’infelicita’, dei fallimenti emotivi, della droga. Seguono alcuni pezzi del disco, di invenzione o cover come “Respiro”, una composizione ipnotica di Pietropaoli, elaborata su una base fatta di armonici di contrabbasso che ha lasciato il pubblico in un esterrefatto silenzio di qualche secondo alla fine dell’esecuzione. Oppure una fantastica cover di Henry Mancini, “Moon River”, dove il dolcissimo tema, cantato da Odry Hepburn, diventa una trascinante scia emozionale guidata dallo scorrere dell’arco sulle corde, nel momento in cui il pezzo si lega a “Il vento” di Mogol-Battisti. Tutto il suo concerto e’ scandito da una incredibile capacita’ empatica, un’osmosi col pubblico cosi’ intensa e intima, che sembra di essere nel salotto di casa sua ad ascoltare un pò di buona musica, quasi da privilegiati. Un piccolo uomo dotato di un’insolita intelligenza musicale, umilta’ e umanita’ al servizio della musica, unico vero obiettivo di cui lui stesso si fa strumento. Introduce la jam session con Olivati concludendo con una cover degli U2, ancora una volta rifornendosi dal tavolo in scena per costruire atmosfere suggestive con la loop machine. Jam session che si rivela una fusione di armonia cromatica intensa e contrabbasso ironico, abilmente intrecciati in una strepitosa capacita’ creativa all’insegna delle rispettive scelte stilistiche.

 


Mirano, Teatro Belvedere, 20 marzo 2009


I Set: Stefano Olivato “Bassolo”, basso, effetti, armonica, voce
II Set: Enzo Pietropaoli “Nota di basso”, contrabbasso, effetti
III Set: Jam Session

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