Perche’ i francesi tifano Rava e il jazz italiano riempie i teatri

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Appena terminate le tre date a Parigi, Strasburgo e Bordeaux dell’Enrico Rava quintet, vale la pena raccontarvi l’amore tutto particolare dei francesi per  i cinque moschettieri del jazz italiano. Enrico Rava, definitivamente “le patriarche”, ha fatto nascere il jazz italiano dicono, ma l’interesse dei francesi per il quintetto con cui esegue i brani di “Tribe”(ECM) va oltre il pregio della tromba piu’ famosa d’Europa. Ci parla in tempi sanremesi della musica italiana che riempie teatri in Europa. Il quintetto arriva in Francia annunciato come un team appassionato dalle dita sudate,  che, a forza di “colate melodiose arci-ritales” (rital designa, nella lingua popolare francese, l’italiano o l’italianita’; l’aggettivo nasce nel periodo della seconda guerra mondiale in relazione all’emigrazione italiana in Francia e Belgio), sara’ in grado di persuadere il pubblico che New Orleans sia il quartiere dietro il Vaticano, il Reno un affluente del  Mississipi  ed altre fantasie del genere messe nero su bianco dalla stampa francese.     

I motivi dell’entusiasmo e la curiosita’ su  Rava e il suo quintetto di giovani musicisti sono diversi. Non solo e’ una delle pochissime jazz band  a includere la tromba e il trombone, fatto raro anche negli Stati Uniti eccetto che per il  bebop,  ma e’ anche una delle poche formazioni capaci di reinterpretare standard ed eseguire composizioni originali “passando da un registro free a melodie incredibili”. (Patrick Duval – Le Rocher de Palmer, Bordeaux)

Foto: Nicolas Adriani

 

A Strasburgo commenta il concerto Mathieu Schoenahl, del teatro Pôle Sud e Jazzdor Festival (Strasburgo-Berlino). Questi musicisti virtuosi saranno i jazzisti di domani, la loro musica e’ piena di piccoli dettagli e, secondo la tradizione melodica italiana, mai totalmente free. La particolarita’ del jazz italiano responsabile del (tri)colore del quintetto di Rava e’ il cosiddetto lirismo. Si suona in modo libero e aperto, ma la musica evolve sul filo del concerto secondo schemi melodici tipicamente italiani. Quali? Quelli della tradizione belcantistica teatrale, ma anche popolare (gli stornelli). Il risultato assomiglia molto a “un buonumore collettivo”, al gusto puro di suonare e ascoltare musica. Difficile trovare quest’ impronta melodica nel jazz britannico e tedesco, piu’ “brut” e in un certo senso piu’ politico, espressione dello stato d’animo post bellico e, naturalmente, dell’altra faccia della cultura Europea. Questi musicisti, continua Mathieu, sono cresciuti con qualcosa di molto joli (grazioso) nelle orecchie, la dolcevita che si e’ trasposta nella musica.

Ma l’esibizione dei cinque non e’ certo una serenata sotto la finestra. Giocando tra memoria e improvvisazione alternano un galoppo hard bop a un blues funky, attaccato alla “terre me’re” per la caviglia, con il clima della prima partita di calcetto a primavera. Il risultato e’ una vibrazione d’insieme che tocca tutto il pubblico: una “gioia suonata” che tutti vogliono. Non e’ nouvelle cuisine per la nicchia a cui spesso si rivolge il jazz. In sala il clima e’ quello da “soire’e pizza’” , insolita e divertente, ma perche’ la pizza e’ cosi’ buona? Come fa il jazz di Rava, “fine” e “dettagliato”, a far sorridere, muovere la testa e saltellare un centinaio di Strasburghesi in pieno inverno Nord Europeo?

“La cosa interessante e’ il legame tra di loro”, il modo alchemico in cui comunicano sul palco, eseguendo tirate fluide di jazz complesso e raffinato. Ognuno dei cinque funge da spartito (che non hanno) e da musica del suonatore di strada mentre si cammina, che risuona nella mente finche’ non se ne sente un’altra. Cosi’ durante il concerto si passano la palla, ascoltando in posa attenta il compagno, facendosi da parte, per poi lanciarsi sullo strumento e avviluppare il pubblico con il suono d’insieme.

Il tutto orchestrato dal giocatore senior Enrico Rava che dichiara del suo giovane quintetto “i maestri sono loro”. Il jazzman italiano, con vissuto newyorkese al culmine del free jazz, svela cio’ che permette ad un artista di fare il leader senza la maschera del capo, continuando a creare e portando la sua band ad essere votata tra le migliori del mondo nel 2012 dai critici della storica rivista musicale Downbeat. Per prima cosa la scelta di musicisti con una ben definita personalita’ e insostituibili; poi l’importanza della memoria (“la memoria e’ un dato di fatto, senza memoria non sei nessuno” dice); e “poi bisogna mettersi all’ascolto”.

07 FEBBRAIO 2013
Sunset
Parigi, Francia
www.sunset-sunside.com/

08 FEBBRAIO2013
The’atre Pôle Sud
Strasburgo, Francia
www.pole-sud.fr/

09 FEBBRAIO 2013
Bordeaux, Francia
www.lerocherdepalmer.fr/

JEU 14 FÉVRIER 2013 20H
Le manege Mons maubeuge
www.lemanege.com

Enrico Rava, tromba
Gianluca Petrella, trombone
Giovanni Guidi, piano
Gabriele Evangelista, contrabasso
Fabrizio Sferra, batteria