Eco d’alberi e Chat Noir a Radiotre Suite Jazz – Rai Radiotre, 1 giugno 2010

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Radiotre Suite Jazz
Martedì 1 giugno 2010   
ore 20.30


An Insolent Noise 2009: Eco d’alberi
Registrato a Pisa, Cinema Lumière, il  30.10.2009

Edoardo Marraffa, sax sopranino e tenore;
Alberto Braida,  pianoforte;
Antonio Borghini, contrabbasso;
Fabrizio Spera, batteria


Eco d’Alberi è il gruppo di recente formazione di quattro musicisti italiani ormai da anni affermati nel novero dei protagonisti internazionali della musica d’improvvisazione e del cosiddetto free jazz.
Primo gruppo italiano a partecipare al prestigioso Vision Festival di New York nel 2008 (l’anno prima vi si era esibito in solo Paolo Angeli, anche lui presente a questa edizione del festival), quello di Pisa sarà una sorta di esordio in Italia del progetto di Edoardo Marraffa, Alberto Braida, Antonio Borghini e Fabrizio Spera.

Il nome del gruppo è un adattamento da “Echo Tree”, la raccolta di racconti brevi dello scrittore e poeta afroamericano Henry Dumas, morto assassinato da un poliziotto bianco nel 1968 all’età di trentatrè anni per un caso di “errata identificazione” che ben rappresenta la condizione nei neri d’America in quegli anni. Dumas fu un importante esponente del cosiddetto Black Arts Movement e attivo politicamente nell’ambito del Black Power, e la sua opera fu profondamente ispirata dal jazz; studiò tra l’altro con Sun Ra e il suo poema Black Paladins divenne più tardi il titolo di una storica incisione di Joseph Jarman e Famoudou Don Moye.

Già da questi dati emerge il collegamento dichiarato del quartetto con l’esperienza storica, non solo musicale, del free jazz e delle avanguardie afroamericane degli anni sessanta: particolarmente atteso è perciò l’incontro della loro musica con quella dell’AACM, anche in una seduta aggiuntiva d’improvvisazione in cui i quattro suoneranno con alcuni dei musicisti chicagoani.



Teano Jazz Winter: Chat Noir
Registrato a Teano, Chiesa di San Pietro in Aquaris, il 7.12.2009

Michele Cavallari, pianoforte;
Luca Fogagnolo, contrabbasso;
Giuliano Ferrari, batteria


Un trio che parte dal jazz vero e proprio per poi esplorare territori e sonorità contaminate da generi totalmente diversi. Un trio che abolisce il tradizionale concetto di leader e sideman e favorisce l’agire dei singoli membri in modo completamente equiparato. Un trio che, attraverso le proprie composizioni, ha il coraggio di esprimersi con un linguaggio personale. Quello che ne risulta è una musica corale ed evocativa che fa degli Chat Noir un fenomeno che si distingue da molti gruppi che operano in ambito jazzistico ai giorni nostri.
Il progetto nasce nel 2001 dall’ incontro musicale di Luca Fogagnolo (contrabbasso e basso elettrico) e Michele Cavallari (pianoforte); un incontro nato dalla passione comune per le sonorità jazz nord-europee e dalla voglia di creare qualcosa di perfettamente riconoscibile e singolare in quell’ambito. Nell’ottobre del 2002 il duo diventa un trio con l’ingresso del batterista Giuliano Ferrari; è così che le prime composizioni cominciano ad acquisire la veste definitiva ed in breve tempo ne nascono altre che vanno a completare un repertorio di brani originali pronto per essere presentato al pubblico. La risposta positiva stimola il trio ad intensificare l’attività live che contribuisce alla definizione di uno stile sempre più personale ed originale. Ad ottobre del 2004 il trio incide il primo album “Adoration” che racchiude sette brani scelti da un ormai ampio repertorio. La buona riuscita del disco porta gli Chat Noir ad un inaspettato successo nelle vendite e ad una visibilità sempre maggiore; nell’autunno 2005 il gruppo firma un contratto discografico con la Splasc(h) Records proprio per Adoration. Adoration richiama l’attenzione anche di personalità legate all’ambiente cinematografico: la prima traccia del disco – Noir451 – entra a far parte della colonna sonora del film di Cristina Comencini “La bestia nel cuore”, candidato all’Oscar 2006 come miglior film straniero. Lo stesso anno il disco viene accolto con entusiasmo dalla critica, comparendo su diverse riviste specializzate in jazz e non. Il successo editoriale porta gli Chat Noir all’attenzione della Universal Music di Milano che si concretizza nella produzione di un nuovo album. Nell’ottobre 2006 il trio incide Decoupage, un nuovo album contenente sette nuovi brani originali ed un omaggio a Fabrizio De Andrè (Via del Campo). Il sound del nuovo disco si allontana dai canoni più classici del jazz per esplorare nuove sonorità. Decoupage, uscito a febbraio 2007, riscuote subito un notevole successo di pubblico e critica che porta il gruppo ad esibirsi nei più importanti club e festival italiani (Blue Note, La Palma, Le Scimmie, Altrimari Festival, European Jazz Expò 07…). A fine 2007 il disco viene distruibito anche in vari paesi (Francia, Grecia, Australia, Giappone, Corea…). A gennaio 2008 si rinnova la collaborazione con Cristina Comencini (tre brani originali degli Chat Noir – Talkin’ slowly, You can teach, Conversation in blue – entrano a far parte della colonna sonora del film Bianco E Nero, con Fabio Volo e Ambra Angiolini). Francesca Comencini, invece, sceglie la versione degli Chat Noir di Via del Campo, come colonna sonora del suo documentario In Fabbrica, premiato al Torino Film Festival con il Premio Cipputi (miglior film sul mondo del lavoro). Nel 2008 esce, sempre per la Universal, il terzo disco del trio “Difficult to see you”, presentato a settembre 2008 alla Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma. Con questo nuovo lavoro i tre giovani musicisti, approfondiscono il discorso del precedente disco “Decoupage”, sviluppando ulterirormente il loro personale linguaggio musicale, evocativo, surreale, narrativo. Le varie influenze che generano il suono degli Chat Noir sono, in questo lavoro, ancora più sottolineate e, nello stesso momento, ancor più fuse insieme per generare atmosefere che si susseguono e si alternano in momenti di estrema tensione e in momenti di grande lirismo. Sebbene la distanza dal jazz classico sia ancora più netta, l’interplay e il dialogo tra i tre strumenti è continuo ed efficace. Da ciò ne risulta un suono compatto ed una rara energia. Da segnalare la preziosa collaborazione di Gianluca Petrella, soprendente non solo al trombone, ma capace anche di creare “effetti speciali” che perfettamente si amalgamano al suond del trio.

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