Torna sulla bocca della critica e tra le pagine dei media di oggi la storica voce di Donatella Moretti. Cantante e giornalista radiofonica ma anche voce in gara negli anni ’60 a Sanremo, al Cantagiro, voce di tanti autori che per lei hanno prestato arte e penna: e parliamo di uomini del calibro di De Andrè o Gino Paoli (tanto per citarne due). E questo incipit insomma è doveroso, com’è doveroso considerarlo un mero riassunto di una carriera di oltre 50 anni… dunque una sintesi tale da non dare un quadro per niente vicino alla grande storia che ha da regalarci un’artista di questo livello. Ma oggi c’è una storia nuova per lei. Dalla scrittura del cantautore Luigi Piergiovanni esce questo nuovo brano dal titolo “Terra persa”. Un canto “lirico” a suo modo, la bella melodia italiana e l’orchestrazione del Maestro Luigi De Angelis. Ma “Terra persa” è anche un brano digitale come vuole la tradizione di Piergiovanni, che poi concede la sua voce per la parte corale dell’inciso.
“Eh già, due facce per una stessa canzone. Sinceramente mi sento più a mio agio con lo stampo come dire classico, insomma è questo il mio background culturale, è la mia terra di origine. Lavorare con Piergiovanni anche sul punto di vista musicale, però, mi ha dato la possibilità di vestire panni che da sola non avrei mai neanche pensato esistessero per me. Devo ancora abituarmi all’idea, ma l’incontro e la contaminazione è assai stimolante.”
Una canzone da ascoltare con molta attenzione. È l’esperienza di artista a parlare e nonostante ne abbia la competenza e probabilmente anche il ruolo (stesso discorso dicasi per Piergiovanni), “Terra persa” non è una canzone che si alza su un pulpito e vuol fare la morale, la condanna e la predica. Tutto questo arriva ma in un modo sottile ed elegante. Tutto questo è il sottotesto dal valore poetico, messaggi forti che si annidano tra le righe di parole che invece cullano e, se possono, graffiano, ma senza fare rumore. La nostra terra è sì vittima della nostra stessa incuria e della nostra stessa indifferenza (Terra è anche sinonimo di nostra vita, quindi sociale, quindi culturale) ma dall’alto delle sue liriche “Terra persa” è soprattutto una canzone di speranza, dolcissima fotografia che restituisce la crudeltà, ma ne fa anche energia per un domani migliore.
“Esattamente. “Terra persa” non è una canzone di protesta né una canzone politicizzata. Ma forse è una canzone politica nel senso romantico ed etico del termine. Il testo cita anche di questo libro che è la costituzione italiana, prende coscienza di un momento di crisi assai duro da affrontare, di una crisi sociale, di una crisi culturale. Ma gli occhi che vedono il mondo non sono cattivi, anzi sono pieni di bontà. Sono occhi che sperano. Io sono sicura che anche la musica tornerà a vivere in salute domani. E credo anche che sia un domani abbastanza vicino. Lo sento… ci sono tanti segni di questo ovunque. Quindi in fondo non è tutto così perso…”.