Ecco il noir d’autore italiano

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Si intitola “Vaghe Supposizioni” il nuovo disco di Denis Guerini. Un noir introspettivo pubblicato dalla VOLUME! Records. 9 tracce, 9 indizi a detta dell’autore e ad un primo ascolto di sicuro sono 9 analisi psicoattitudinali – in un certo senso.

Oggetti del caso, elementi di tutti i giorni che durante una solitaria passeggiata notturna diventano protagonisti indiscussi di riflessioni personali, indizi da cui partire per cercare la verità di questo esistere. E allora Guerini ci parla di come vede questo stare al mondo, ne decanta i vizi e le virtù, ma di sicuro non arriva a soluzione. L’esser vago e inconcludente (nel buon senso del termine da cui prende ispirazione questo titolo) lascia aperti spiragli di ricerca e di analisi, obiettivo romantico ed etico di chi vive da artista.

 

Come nasce “Vaghe Supposizioni”?

Quando ho iniziato a scrivere i primi brani dell’album stavo leggendo “Il Commissario Bordelli” dello scrittore noir Marco Vichi. Mi sono rivisto molto in questo personaggio letterario, in qualche modo anch’io vado a caccia di assassini esistenziali o di misteri interiori mai risolti. È stata questa simpatia verso “Il Commissario” ad ispirare “Vaghe Supposizioni”.

 

Possiamo dire che questo è un concept album?

Direi di sì. È un album in cui tratto il tema del dubbio, infatti i testi sono pieni di “chissà”, “forse” o “sembra”. Con occhio indagatore cerco di fare luce sui vari aspetti della vita: l’amore, l’amicizia e il quotidiano.

Musica e parole. Cosa ha più peso, cosa arriva prima?

Prima le parole. Avendo sempre avuto la passione per la scrittura e avendo iniziato la mia carriera musicale come batterista, trovo più naturale partire dal testo e dalla metrica del brano.

 

Tra tutti brani “L’orgia dell’esplicito” è quello che più mi ha colpito. Un modo come un altro per descrivere l’attualità o sotto sotto stai cercando di scuotere le coscienze?

Non è mia intenzione scuotere le coscienze degli altri, è già difficile farlo con la mia. Se qualcuno ascoltando “L’orgia dell’esplicito” si sente chiamato in causa conferma che  prova quello che provo io; un conflitto fra la moralità pubblica da mostrare e un intimità da non esibire.