Una vera boccata di monossido di carbonio il programma sonoro di “Thinking Beats Where Mind Dies”, album con cui il bassista e compositore Danilo Gallo pone ufficialmente in essere il suo nuovo quartetto Dark Dry Tears. Una sigla e un titolo che in modo inequivocabile suggeriscono percorsi sotterranei e decessi rigeneranti. Un progetto che parte dall’avant jazz per vivisezionare l’anima più cupa e disincantata del lessico rock. Mondi e modelli paralleli a una contemporaneità musicale inquieta e disinibita, come il vissuto e il sentire estetici del leader (impegnato su basso elettrico, a quattro e sei corde, e distillati effettistici) nonché dei suoi indovinati partner: i versatili specialisti d’ancia Francesco Berzatti e Francesco Bigoni (entrambi divisi tra tenore e clarinetto) e il sempre affidabile Jim Black alla batteria.
Il disco parte benissimo e sparato con Boogeyman: una pulsante cadenza di basso post-punk arpionato alla melodia dei fiati che si contorce su un possente gioco percussivo di piatti e pelli. Con la successiva Day Of Judgment il clima si ottenebra nel fascino ossessivo e allarmante di una “murder ballad” post-nucleare, con il fraseggio armonicamente conturbante di Bearzatti e Bigoni che danza sul velluto patibolare di Gallo e Black. Il gruppo procede sempre più incisivo e inventivo con il motorik epilettico, sghembo e mediorientale di Molekularni Vandalizem (dove all’aroma metallico e dissonante della sezione ritmica si contrappone, superlativo, l’allure quasi canzonatorio dei clarinetti). Si continua con la livida arrendevolezza di The Abandonement che suona come una debole tregua alla missione assassina (tra pop, soundtrack e free rock zorniani) di Death Of Giant Pendulum Clock e al plumbeo mood grunge di Paranoic Personal Disorder, deformato dagli inverosimili saliscendi e accenti ritmici di Black e dalla spettrale comparsa vocale di Kathya West, anch’essa implicata, seppur a latere, nel fecondo processo creativo dell’opera.
A metà scaletta le sorprese non cessano e l’ascolto diviene quanto mai intrigante quando si odono le velature cameristiche di Silent Love For The Blind, il brano più esteso del lotto che dopo un pronunciato interludio esplode di batteria e muta pelle in un groove più sinistro e convulsivo. Sono 70 minuti e passa di musica che scorrono godibili e veloci, violando steccati di qualsiasi genere all’insegna di un’ispirazione e di un’esecuzione da manuale. Si dovrebbero citare e raccontare davvero tutti, questi tredici pezzi scritti in un memorabile stato di grazia da Danilo Gallo (eccezion fatta per la brevissima Pearls To Pigs in cui intervengono anche le idee di Bigoni e Bearzatti), basti tuttavia segnalare la ritmata e ondivaga frenesia metropolitana di Thoughts In Pills e le claustrofobiche variazioni poetiche che occupano la conclusiva Zentralfriedhof Friedrichsfelde. In ultima battuta un progetto che intasca la sua giusta vittoria. Proteiforme e spregiudicato com’è, “Thinking Beats Where Mind Dies” potrebbe fare molti prigionieri lì dove pochi altri riescono.
Voto: 8/10
Genere: Avant Jazz-Alternative Rock
Musicisti:
Danilo Gallo – bass guitar, bass VI, electronic effetcs
Francesco Bearzatti – tenor sax, clarinet
Francesco Bigoni – tenor sax, clarinet
Jim Black – drums
Kathya West – vocals #7, 11
Brani:
01. Boogeyman
02. Day Of Judgement
03. Molekularni Vandalizem
04. The Abandonment
05. Death Of Giant Pendulum Clock
06. Pearls To Pigs
07. Paranoic Personal Disorder
08. Silent Love For The Blind
09. Funeral Of A Memory
10. The Flight Of An Incubus
11. The Loneliness Of Sound
12. Thoughts In Pills
13. Zentralfriedhof Friedrichsfelde
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