ANTONIO ‘RIGO’ RIGHETTI: Ligabue e’ stato solo l’inizio…

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Molti conoscono Antonio ‘Rigò Righetti dopo i suoi trascorsi come bassista di Ligabue e lui in effetti con il rocker emiliano ci ha suonato per circa quindici anni fino al 2008, ma ormai da diverso tempo ha intrapreso una carriera solista. Rigo infatti ha gia’ due cd all’attivo e da poco ha pubblicato Autoscatto in 4/4, libro intenso con la prefazione di Luciano Ligabue. Nel suo nuovo lavoro il musicista racconta della sua ossessione per l’espressione musicale e poi si sofferma su alcuni aneddoti e/o storie romanzate di grandi come ad esempio Tom Waits, Bob Dylan, Joe Strummer e tanti altri artisti che hanno fatto la storia del rock’n’roll, ma non solo. In allegato inoltre c’e’ anche il cd Live@The Stones Cafe’, concerto dal vivo di Rigo e della sua band in cui si possono apprezzare alcuni suoi brani accanto a citazioni/cover importanti come per esempio “3rd Stone From the Sun/Heartbreak Hotel”, medley nel quale il pezzo di Jimi Hendrix introduce quello di Elvis Presley. Dopo questa doverosa premessa, puo’ cominciare la nostra chiacchierata con Antonio ‘Rigò Righetti.

SoundContest: Sono tre i percorsi del tuo nuovo libro ‘Autoscatto in 4/4’, giusto? Ce li puoi descrivere brevemente con parole tue?

Rigo: Certo! Diciamo che mi sono divertito a creare una sorta di struttura a matrioska, esattamente come quella delle bambole souvenir in cui dentro a una bambola di legno piu’ grande, ne erano contenute altre.

Io nella bambola piu’ grande ho messo una sorta di aspetto saggistico relativo alla mia ossessione per l’espressione musicale; poi nella matrioska media ci ho infilato la storia, del tutto romanzata e creata da me, di Jack Kerouac e Neal Cassidy raccontati nella loro linea d’ombra, che e’ rappresentata dalla pubblicazione di On The Road, la quale rende Jack il vate di una generazione che lui non vuole per nulla rappresentare; infine, dentro a quella matrioska, ci sono le storie romanzate da me incentrate su momenti che non ho potuto conoscere ma che partono da una realta’, come quando una volta Bruce Springsteen tento’ di entrare a Graceland per dare ad Elvis Presley “Fire”, un pezzo che aveva scritto per lui.

S.C.: Volendo aggiungere idealmente qualcosa alla bambola piu’ grande in cui hai messo una sorta di aspetto saggistico relativo alla tua ossessione per l’espressione musicale, non hai mai avuto paura talvolta di suonare il basso come se fosse una chitarra, dal momento che racconti di essere diventato bassista per necessita’?

R.: Sinceramente no, nel senso che credo di aver capito che lo strumento che mi ha scelto, il basso elettrico appunto, non e’ uno strumento che si suona per vocazione. Storicamente si diventa bassisti accettando una buona dose di casualita’ e mistero che e’ quella che mi intriga.

Se magari l’ho suonato come una chitarra e’ perche’ forse i chitarristi dovrebbero suonare la chitarra come il basso!

 

S.C.: Come mai nel tuo libro parli soprattutto di cantautori o solisti e parli un pò meno dei bassisti, salvo quando accenni ad icone tipo Jaco Pastorius?

R.: Sono innamorato perso delle canzoni, le trovo espressioni altissime e potenti di una volonta’ comunicativa precisa. Jaco mi ha sempre intrigato per la sua capacita’ compositiva; se ascolti per esempio “Birdland”, ti rendi conto di che riff, di che capacita’ e di che cantabilita’ ci sono dietro, a prescindere dalla tecnica.

S.C.: Sempre in merito alla parte piu’ autobiografica di ‘Autoscatto in 4/4’ non hai menzionato la tua esperienza con i Rocking Chairs. Ci racconti qualcosa di quel gruppo e della sua musica?

R.: I Rocking Chairs rappresentano un momento fondamentale della mia evoluzione. E’ stato un periodo storico che mi ha formato come bassista e come arrangiatore ed e’ stato l’inizio del mio connubio con Robby Pellati. Con i Rocking Chairs ho vissuto anche la mia prima esperienza all’estero e grazie a loro ho stabilito il mio primo contatto con l’idea di un gruppo che si debba esprimere nell’idioma del rock, cioe’ in inglese, a pari livello con gli americani. Piu’ in generale sono abituato a guardare avanti piu’ che indietro, ma ti posso comunque dire che il piacere che provo quando qualcuno si presenta dinanzi a me con una copia di un vinile dei Chairs e’ estremo e capita piu’ spesso di quello che mi sarei aspettato.

S.C.: Tu hai avuto anche l’onore di suonare con Willie Nile. In un capitolo parli di lui e degli States e fai capire che li’ musicalmente sono molto piu’ aperti che in Italia e quindi ti chiedo: secondo te che cosa dovrebbe scattare in Italia perche’ si possa acquisire questa apertura mentale?

R.: Innanzitutto considero Willie un grande amico e un poeta ispirato; poi ho avuto diverse esperienze americane e Willie e’ stato protagonista di alcune di queste. In America c’e’ un rapporto con la musica piu’ quotidiano e allo stesso tempo piu’ alto.

Accettato il fatto che la musica non e’ un evento ma una necessita’ di tutti i giorni esattamente come il cibo, in America si pensa anche al sostentamento dei propri artisti, mentre in Italia, la mancata alfabetizzazione musicale delle persone che si avvicinano alla musica rende il nostro mestiere particolarmente difficile. Io, nonostante cio’, non posso proprio fare a meno di provarci lo stesso.

S.C.: Credo che sia scritto solo sulla copertina interna e non mi pare che tu ne abbia parlato in ‘Autoscatto in 4/4’: ci racconti di quella volta in cui hai accompagnato Luciano Pavarotti? Era al “Pavarotti eamp; Friends”, vero?

R.: Certo, e’ stato un avvenimento davvero speciale anche per il fatto che ci sono andato a piedi da casa mia col basso in spalla! Forse la cosa piu’ bella e’ stata vedere il sound-check di Eric Clapton con Steve Gadd alla batteria e vedere l’approccio estremamente signorile di uno come Clapton che si e’ messo semplicemente a servizio della musica e ha suonato con una umilta’ unica.

S.C.: C’e’ qualche altro artista di cui avresti voluto parlare o c’e’ qualche altro aneddoto che avresti voluto raccontare nel libro?

R.: Ce ne sono a migliaia. Tieni conto che ho appena finito di scrivere il mio secondo libro che, se va tutto bene, uscira’ per l’estate e sara’ la storia del basso elettrico raccontata in prima persona!

S.C.: Ad ‘Autoscatto in 4/4′ e’ allegato un cd con un tuo concerto dal vivo. A proposito di tale cd (o quasi a proposito), ma non avevi registrato un album con pezzi tuoi in italiano?

R.: Certo. Ce l’ho dentro qualche hard disk. Vedo l’italiano come una lingua difficile da utilizzare in ambito rock; il mio disco in italiano rimarra’ dentro agli hard disk perche’ non mi convince appieno. Sarebbe una cosa che dovrebbero fare in tanti prima di realizzare un cd: domandarsi se ci piace e’ fondamentale, invece purtroppo sembra che ci si sia assuefatti all’idea di dover utilizzare l’italiano a tutti i costi, anche se non tutti sono capaci di scrivere o hanno storie da raccontare. Se siete curiosi, il battesimo del fuoco con l’italiano l’ho fatto con un pezzo dedicato a San Geminiano che e’ il patrono di Modena e se avete voglia potete cercare il pezzo, che e’ contenuto in un mini cd, su www.videoradio.org, sito dell’etichetta che l’ha pubblicato. Il brano parte da una preghiera elevata al Santo nel 1847 che ho attualizzato in forma di spiritual reggae.

S.C.: Bene. Quali sono i tuoi prossimi impegni?

R.: Ho tante date dal vivo! Se ne aggiungono di continuo. Poi nei primi giorni di giugno uscira’ per Raitrade/Videoradio il mio primo cd da bassista con composizioni esclusivamente strumentali dal titolo Profondo Basso. In questo caso ho fatto tutto meno che suonare la batteria, per cui oltre che col basso mi sono cimentato con tastiere, chitarra elettrica e chitarra acustica. Potete trovare tutte le informazioni a riguardo su www.videoradio.org.

S.C.: L’ultima domanda dell’intervista e’ piu’ che doverosa: il prossimo 16 luglio sarai impegnato in occasione del mega concerto di Ligabue, ‘Campovolo 2.0’. Cosa ci puoi anticipare a riguardo?

R.: Proveremo a giugno! Ho gia’ una rosa di pezzi e credo che ci sara’ da divertirsi!

Termina qui l’intervista ad Antonio ‘Rigò Righetti e lo ringraziamo per la sua disponibilita’. Per ascoltarlo dal vivo, in riferimento a quanto diceva lui stesso nella penultima domanda, ecco le prossime date dei suoi concerti:

12 maggio Rigo’s Live – Lapsus Torino

13 maggio Rigo Solo – Almo Piumazzo s/P (Mo)

14 maggio Rigo’s Live Sessions – Via Emilia Notte Bianca  Modena

19 maggio Rigo con Robby Pellati – Apologize Music Club  Morrovalle (Mc)

21 maggio Rigo solo – Modena  ore 12 piazza Grande/ore 16 Spazio Logos/ sera Parco Amendola for Emergency

1  giugno Rigo’s Trio Live con Robby Pellati – Lamezia Terme

17 giugno Autoscatto in 4/4 – Bordo Piscina Agriturismo Prasiano Marano s/P Modena

Infine Autoscatto in 4/4, libro con cd in allegato, si puo’ acquistare su www.damster.it, sito della Damster Edizioni, casa editrice che ha pubblicato il lavoro.

Link:

Myspace Antonio ‘Rigò Righetti: http://www.myspace.com/rigorighetti

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