A Orvieto la ventiseiesima edizione

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Venerdì 28 dicembre la Rupe Orvietana accoglie il “popolo jazz” con uno spettacolare cielo blu ed un caldo sole.
Un benvenuto con i fiocchi, per una edizione del festival che si preannuncia molto accattivante, visto il variegato e ricco programma.
Edizione che fa una dedica speciale alla memoria del grande trombettista americano, Roy Hargrove, spentosi purtroppo recentemente, alla giovane età di 49 anni; Hargrove aveva spesso contribuito, con la sua presenza ed il suo talento, ad impreziosire le edizioni di UJ, sia nella formula estiva, che quella invernale.
L’ apertura ufficiale, come di consueto, avviene con il doppio concerto delle ore 16.00 alla Sala Expo del Palazzo del Popolo: on stage dapprima l’interessante Alex Hitchcock Quintet, classificatosi primo al Conad Jazz Contest e premiato la scorsa estate a Perugia.
Hitchcock, sassofonista londinese, si è confrontato con ben 151 bands, conquistando meritatamente il podio. Propone un repertorio di brani originali, che verranno pubblicati in un cd, in uscita durante la prossima estate.
La sala è gremita ed il pubblico tributa il suo caloroso omaggio all’arte di questi giovani talenti.
Cambio palco a favore dei sette ragazzi che si sono distinti durante le Clinics tenute dalla Berklee a Perugia lo scorso luglio. Giovanni Tommaso, coordinatore del progetto, ci parla della longeva – quanto vincente – collaborazione tra UJ e la prestigiosa scuola di musica americana che ha già regalato al mondo del grande jazz moltissimi grandi nomi che si sono fatti velocemente strada a livello mondiale.
Francesco Sensi alla chitarra, Didier Yon al trombone, Chiara Spigariol alla batteria, Attilio Sepe al sax, Lorenzo Scipioni al contrabbasso, Grigorii Ivanov al piano ed Alessia Giorgini alla voce ci regalano un repertorio di standard che va da Be Bop di Dizzie Gillespie alla dolcezza di In the mood for love di Ella Fitzgerald, passando per The jody grind di Horace Silver.
Sopraffino il piano solo di Ivanov con il brano But Beauty.
Line for Lama è invece un pezzo originale composto dal sassofonista Sepe.
Accattivante e molto piacevole è la voce della Giorgini, che ammicca, intonando Sister Sadie.
Just one of those things e Spain di Chick Corea concludono la scaletta proposta.
Alle 18.00 appuntamento con la prima marciante dei Funk Off, che si incamminano verso il Duomo, dove, tra pezzi nuovi come It’s OK e più classici come Uh Yeah!, i quindici musicisti di Vicchio accolgono uno special guest: il trombettista Paolo Fresu, che impreziosisce con incisivi assoli, due brani del loro repertorio.
Alle 21,00 al teatro Mancinelli è di scena un doppio concerto, sold out in prevendita già da diverso tempo: si inizia con Mare Nostrum, che vede Paolo Fresu alla tromba, Richard Galliano alla fisarmonica e bandoneon e Jan Lundgren al piano affacciarsi su di un grande mare, sul quale vivono genti di culture diverse, destinate ad incontrarsi.
Il progetto musicale prende vita nel 2007 e la ACT pubblica i relativi tre lavori discografici dei tre artisti che intendono fare un omaggio al mare come luogo che fa incontrare ed avvicinare le persone.
Inizio con Perfetta, brano di Fresu, seguito da Aurora di Galliano.
Gradito il brano Eu Nao Existo Sem Vocé di Jobim, portato da Fresu nel primo disco.
Infatti, oltre a pezzi originali, scritti da ciascuno dei tre, il ‘patto’ prevedeva che ognuno dovesse portare anche un brano di un altro artista.
Interessante è The seagull, scritta da Lundgren per un testo teatrale.
Fresu, scherzosamente, paragona il loro trio alla barzelletta “C’era un francese, uno svedese ed un italiano…”
Ci spiega quindi che il primo disco, “Mare Nostrum”, è stato realizzato in Italia; il secondo, “Mare Nostrum 2”, in Francia e che il terzo ed ultimo disco, “Mare Nostrum 3”, è stato realizzato in Svezia ed è disponibile questa sera in anteprima.
Emozionante è il brano tradizionale svedese eseguito da Lundgren e Fresu, seguito da un efficace duo Lundgren/Galliano.
Sì dolce è il tormento di Claudio Monteverdi, brano non inciso dal trio, è l’applaudito bis.
Cambio palco a favore de La Dolce Vita, progetto musicale dedicato alla grande musica composta per il cinema e che coglie l’occasione per festeggiare  i sessant’anni di carriera del contrabbassista Giovanni Tommaso.
Insieme ad Enrico Rava alla tromba, Danilo Rea al piano e Roberto Gatto alla batteria, Tommaso ripropone il repertorio di questo suo fortunato lavoro discografico (“La Dolce Vita” n.d.r.) che si classificò come terzo miglior disco jazz: un disco italiano, votato dagli americani come tale.
Si comincia con brani tratti da colonne sonore come Profumo di donna di Armando Trovajoli.
Poi un pezzo di Rava, intitolato Il sogno di Hitchcock.
Ed ancora Cinema Moderno di Tommaso e Rava, ispirato da alcuni  temi dei musical che lo avvicinarono alla musica jazz.
Propongono poi Mondo cane ed Il Prato, musiche tratte da film – documentario.
Tommaso, nell’ accomiatarsi, coglie l’occasione per ringraziare il patron del festival, Carlo Pagnotta, per la bella opportunita’ offertagli e dice che 60 anni di musica per lui sono come un flash.
Buonanotte, Orvieto, a domani con tanta altra ottima musica!