Anzitutto, la cornice. Perche’ assistere a un concerto tenuto nel complesso monumentale delle Catacombe di San Gennaro, antico luogo di sepoltura del II sec. d.C., che culmina nella Basilica paleocristiana di San Gennaro extra moenia, costruita tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, apporta una suggestione peculiare all’evento, come e’stato sottolineato dal palco piu’ di una volta dai musicisti stessi e come e’ stato vissuto indubitabilmente dal pubblico. Un pubblico numerosissimo, partecipe, che ha certamente stimolato i musicisti, apparsi rilassati, comunicativi e concentrati, a dare il meglio. Merito, indubbiamente – il riferimento e’ al ‘sold out’ – di una positiva sinergia, si dice cosi’? di forze fra cui va segnalata ‘La Paranza’, la cooperativa sociale onlus costituita nel 2006 da giovani che vivono nel centro storico di Napoli, in particolare nel Rione Sanità. Nel 2009 la cooperativa ha ricevuto in gestione dall’Arcidiocesi le Catacombe, contribuendo in modo decisivo al rilancio culturale , nel senso piu’ ampio del termine, di questi spazi di incomparabile valore.
Ed eccoci al concerto, unica data napoletana per questo nuovo progetto di Dado Moroni e Max Ionata. ‘Maestro+maestro=exciting duo’, recitava il titolo di un indimenticato album degli inizi degli anni Ottanta che aveva per protagonisti proprio un tenorista e un pianista, in quel caso si trattava di Gianni Basso e di Guido Manusardi. Una generazione dopo e in diretta continuita’ con essi (guarda caso ai suoi esordi Moroni ha suonato, anche, con Basso), l’appellativo – e l’aggettivo – venivano in mente ascoltando dal vivo questi due assi del jazz italiano, noti e apprezzati in mezzo mondo. Dado Moroni, “da oltre vent’anni il piu’ ‘americano’ e il piu’ completo dei pianisti italiani di jazz” e Max Ionata, il cui suono del sax tenore si puo’ “definire quasi intimo e privato e soprattutto ‘suo’, in quanto non ci sono somiglianze da citare”. Con queste credenziali Max e Dado si erano incontrati nel 2012 dando vita al fortunato “Two for Duke”, dalle cui note di copertina abbiamo tratto le citazioni dovute alla penna di Franco Fayenz. Ora sono in giro con questo nuovo omaggio, stavolta a Stevie Wonder, anch’esso concretatosi in un album,dal titolo omonimo, come il primo edito dall’etichetta ViaVenetoJazz.
Dopo Ellington, uno dei padri del jazz, Wonder, forse il genio piu’ puro della soul music, del funky, del rhythm and blues? Si, ed il passaggio e’ molto piu’ naturale di quanto possa sembrare, hanno spiegato i protagonisti, conversando col pubblico fra un brano e l’altro. Perche’ sono entrambi due protagonisti della musica americana di matrice nera, entrambi capaci di parlare al cuore di qualsiasi tipo di pubblico e in questo senso musicisti “pop”.
Certo, protagonisti di due epoche successive del Novecento (e, nel caso di Wonder, oltre!), eppure accumunati da un comune background che e’ poi il linguaggio del blues.
E proprio il blues occhieggia, in una forma confidenziale di ballad, nella sorprendente, applauditissima rilettura del duo della celebre “Isn’t she the lovely2, anzi “he”, perche’ il neopapa’ Dado l’ha voluta dedicare al figlioletto Oscar di appena sette mesi cosi’ come Stevie la scrisse per l’allora neonata figlia Aisha, di cui, nella versione originale, si ascolta il pianto mentre scorrono gli accordi originali.
Ionata e Moroni l’hanno eseguita dopo l’iniziale “The secret life of plants”, brano (e album omonimo) fra i piu’ esoterici del genio di Saginaw (compira’ sessantacinque anni il 13 maggio), riletto in una emozionante galoppata di piano e sax, in questo caso il soprano, che poi Ionata ha ripreso per una scatenata versione, presa su un tempo terzinato, di “Don’t worry ‘bout thing”.
Degli altri sette brani ascoltati, per un totale di oltre cento minuti di concerto, non si puo’ non segnalare la virtuosistica esecuzione di Ionata, in assoluta solitudine al sax tenore, di “I wish”. Il corrispettivo brano solistico di Moroni, che ha affrontato la tanto meravigliosa quanto impervia “Ribbon in the sky”. La conclusiva, inevitabile “You’re the sunshine in my life”. Ancora, gli stupendi assoli che hanno caratterizzato “Love has need of love today”, uno dei brani piu’ struggenti di quel capolavoro assoluto che e’ “Songs in the key of life”, riletto dai nostri in una riuscitissima chiave bop; per non parlare di “Overjoyed”, in una rilettura cosi’ delicata e convincente che… la si trova gia’ postata su Youtube, in un video amatoriale!!!
Certo, quando, nel bis d’obbligo, la coppia ha offerto una rilettura in formato medley di capolavori ellingtoniani, ci si ricorda che il sound quasi “vintage” di Ionata, la sapienza stilistica di Moroni aderiscono alle melodie del Duca come la scarpetta di Cenerentola al suo piedino. Ma tant’e’. Questo nuovo capitolo e’ anch’esso parimenti meritorio, nell’intuizione “meravigliosa”, qui il gioco di parole e’ d’obbligo, di Wonder patrimonio dei jazzisti . Una fortuna quando del rango e della sensibilita’, s’intende, di Moroni e Ionata.
Dado Moroni Max Ionata in concerto
“Two for Stevie”
Basilica di San Gennaro Extra Moenia
Napoli, 28 marzo 2015