MARIANNA CATALDI: ‘La forza del desiderio’ mi ha portato fin qui…

0
6


Con la sua voce riesce ad unire diversi stili vocali. Un talento fuori dagli schemi ed una forte ed intensa personalita’. Lei e’ Marianna Cataldi, interprete e compositrice di origine tarantina. La sua carriera inizia a soli quattro anni, con esibizioni live nelle feste di paese di tutto il sud Italia. Allora erano le canzoni dello “Zecchino d’oro” a scaldare l’animo della giovane artista. Poi, nel 1994, dopo gli studi al Conservatorio della sua citta’, la pubblicazione del primo ed omonimo album, edito da Synthesis. Ora Marianna Cataldi, a soli 34 anni, puo’ vantare una ricca e variegata carriera: la sua poliedrica vocalita’ l’ha portata, nel tempo, ad esprimersi con successo in diversi ambiti artistici. Dall’incisione di un’intera raccolta di colonne sonore per la cinematografia ad una serie di collaborazioni in qualita’ di solista e vocalist in diversi spot e programmi televisivi editi da Mediaset. Del 2004, invece, l’approdo in Rai, dove l’artista diventa la voce della sigla del reality show “L’isola dei famosi”. La svolta nel mondo del cinema arriva nel 1998, quando Marianna Cataldi viene scelta dalla Walt Disney America come voce leader nella versione italiana del film di animazione “Mulan”. Marianna lavora da diversi anni anche per il teatro, dove e’ stata vocal coach in alcuni musical di grido come “Sister Act” e, piu’ di recente, ne’ la “Febbre del Sabato Sera”.


Nell’intervista che vi proponiamo, l’artista  tarantina racconta come la sua vena artistica sia scaturita quasi per caso e come, sempre per una serie di circostanze fortuite, la vita l’abbia portata all’attuale successo. La storia di una giovane il cui temperamento forte e passionale le ha permesso, col tempo, di unire istinto e maestria per creare emozioni e portarle, attraverso la melodia, al cuore di chi l’ascolta.



 





Marianna, come ha avuto inizio la tua carriera artistica?


In realta’, il ramo materno della mia famiglia e’ sempre stato caratterizzato da musicisti. Quindi direi che ho il talento nel sangue. I miei primi ricordi musicali risalgono alla tenera eta’ di quattro anni, quando mi esibivo a Taranto, la mia citta’ natale, nelle varie feste popolari. La cosa si ripeteva poi ogni estate anche in Calabria, terra d’origine dei miei genitori. Da piccola trascorrevo mesi ad esibirmi di fronte al pubblico con le canzoni dello “Zecchino d’Oro”. Era molto divertente.



 


Poi, da ragazzina, gli studi al Conservatorio…



Esattamente. Ho studiato nove anni il pianoforte e ben dodici anni canto. Conservo anche una preparazione lirica. A dire il vero, la cosa curiosa e’ che il mio ingresso al Conservatorio di Taranto e’ stato del tutto casuale. Un giorno mia madre incontro’ il direttore della scuola dal fiorista. S misero a chiacchierare e da li’ decisero poi che avrei dovuto frequentare l’ambiente. Evidentemente la scelta fu azzeccata.



 


Con gli anni il tuo innato talento per la musica si e’ affinato; nel 1995 ti sei trasferita a Milano e hai iniziato a collaborare con Rai e Mediaset. Com’e’ stata la tua esperienza in merito?



Dal punto di vista artistico, il lavoro svolto per la Rai e per Mediaset e’ stato piu’ o meno sempre lo stesso. Anche qui, pero’, la fatalita’ ha fatto la sua parte. Per caso, infatti, ebbi la fortuna di conoscere il celebre compositore Silvio Amato, con cui feci un primo provino. Da li’ fui scelta come corista per la trasmissione di Pippo Baudo “Tiramisu”; successivamente ebbi la possibilita’ di esibirmi come solista nel programma “La canzone del secolo”, condotto sempre da Baudo. Per me fu una sorta di trampolino di lancio. Anche in casa Mediaset le mie collaborazioni si rivelarono piuttosto casuali: ero una sorta di “pronto soccorso immediato”. Quando qualche corista si ammalava, allora mi chiamavano ed io intervenivo prontamente.



 


Ricordi volentieri i tuoi esordi?



Sicuramente si’. Anche se il lavoro della corista televisiva lascia poco spazio alla creativita’ personale, che io, invece, ho sempre cercato di privilegiare.



 


La tua creativita’ ti porta, infatti, nel 1994, a pubblicare il tuo primo disco…L’album d’esordio, che non a caso porta il mio nome, mi ha portato all’acquisizione di una tecnica personale, a meta’ strada tra l’istinto e la formazione classica, che, ancora oggi, mi consente di spaziare con personalita’ in diversi generi musicali: pop, musical, funky, pop/lirico, rock, dance, blues, soul-jazz e gospel. Sono autrice di tutti i testi e di tutte le musiche del mio primo disco (tranne “Tua mai”, che ho scritto a quattro mani con Mario Rosini).


Qualche anno dopo, nel 1998, la svolta in ambito cinematografico: vieni infatti selezionata dalla Walt Disney America come voce leader nella versione italiana del film di animazione “Mulan”. Cosa hai provato in quel momento?
Una gioia indescrivibile. Ancora oggi considero “Mulan” una sorpresa della vita: mi ero proposta per le selezioni, consapevole tuttavia che sarebbe stato difficile, se non impossibile, ottenere quel ruolo. Pensavo che davanti a me ci fossero decine di raccomandati o, comunque, di talenti migliori. Invece ad avere la meglio fui proprio io! In quel frangente pensai che oltre oceano esiste molta piu’ meritocrazia che nel nostro Paese.


Nel 2010 un altro importante traguardo: il tuo secondo disco, “Art in the Heart”.
E’ un album a cui sono molto legata. “Art in the Heart” raccoglie alcune colonne sonore cantate cinematografiche e/o composte da me, piu’ due brani inediti strumentali che ho personalmente suonato, composto ed arrangiato.


 


Lo scorso 30 ottobre, infine, la pubblicazione del tuo terzo lavoro musicale: “La Forza del Desiderio”. Ci spieghi di cosa si tratta?


E’ il mio terzo disco, prodotto da Soundiva e distribuito da Halidon. L’album e’ stato registrato tra Milano e Budapest con la Budapest Scoring Symphonic Orchestra e masterizzato negli studi Abbey Road di Londra. Contiene dieci tracce, tre delle quali, “Amo amor“, “Dolce follia” e “Potevamo esser felici“, facenti parte della colonna sonora della celebre telenovela “La Forza Del Desiderio“, andata in onda nella versione italiana su Rete 4. Il disco contiene inoltre “Morir d’amor“, l’unica versione cantata al mondo della sonata n 14  di Beethoven (“Al chiaro di luna”), da me rielaborata per voce e orchestra; inoltre ci sono quattro rivisitazioni di brani tratti da importanti colonne sonore cinematografiche, una versione live della napoletana “I’ te vurria vasa’” di Vincenzo Russo e un inedito “Sangue dall’anima“, di cui sono autrice di musica e testo.



 


C’e’ qualcuno in particolare che ti senti di ringraziare per la realizzazione di questo album?


Il disco e’ nato da un’idea del produttore Antonello Martina e del Maestro Valeriano Chiaravalle, che mi ha aiutato con gli arrangiamenti dei brani, di cui e’ anche autore. A loro va tutta la mia riconoscenza.



 


Qual e’ il fil rouge che lega i testi de “La Forza del Desiderio”?


Sicuramente l’Amore, l’unico sentimento con cui e’ possibile contrastare le ingiustizie di cui, purtroppo, il mondo e’ pieno. Il mio e’ un messaggio di positivita’ nei confronti di coloro che nella vita lottano per la giustizia e per ottenere in modo pulito cio’ che desiderano. L’Amore e’ il senso della vita. Per Amore si puo’ cambiare e diventare migliori. L’Amore e’ magia e passione, dolcezza e desiderio, rispetto e devozione, aiuto e sostegno, cura e protezione. La sola potente arma che puo’ sconfiggere la bestialita’ della condizione umana, svegliando le coscienze per salvare il mondo. “La Forza del Desiderio” e’ soprattutto un omaggio che ho voluto rivolgere a mia mamma, che ha dovuto combattere contro un tumore al seno. Mia madre, purtroppo, rientra tra le vittime dei danni causati dalla tristemente nota “Ilva” di Taranto.



 


Da tarantina, che opinione conservi di questa vicenda?


L’Ilva e’ un esempio di come l’uomo, per accumulare ricchezza, sia arrivato a sfruttare e distruggere vite umane. A Taranto i problemi dell’inquinamento per via di quest’industria sono sempre esistiti e questo e’ bene che si sappia. Da bambina abitavo  – ahime’ – proprio di fronte ai capannoni dell’Ilva e ricordo che di notte, persino d’estate, dovevamo dormire con le finestre chiuse per via dei rumori che si sentivano e delle polveri inquinanti. Uno schifo. Sono queste le cose da combattere e su cui fare chiarezza.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here