Teano Jazz Festival 2011

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Tra il rocambolesco e’ l’avventuroso anche l’edizione di quest’anno del Teano Jazz Festival – per la precisione la diciannovesima – si e’ chiusa con successo e soddisfazione di pubblico ed organizzazione. Sottolineare che si e’ trattato della diciannovesima edizione e’ particolarmente importante per due motivi fondamentali. Il primo e’ che l’edizione 2011 del Festival ha rappresentato l’anticamera del ventennale, di una manifestazione che, nata quasi per gioco ad opera di un’associazione culturale formata da pochi appassionati, inizialmente un pò osteggiata ed un pò snobbata dalla cittadinanza e dalle istituzioni, si e’ via via trasformata in un grande evento, atteso ed irrinunciabile, un appuntamento  alla vigilia delle vacanze estive che spesso si replica anche in prossimita’ delle festivita’ natalizie. Il secondo motivo e’ che l’edizione del 2011, nell’anno dedicato ai 150 anni dell’unita’ d’Italia, aveva precisi riferimenti agli avvenimenti del 1861, che vedevano protagonisti Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano, e rientrava quindi a pieno titolo nell’ambito delle manifestazioni legate alla citta’.


Le ristrettezze economiche, che caratterizzano la crisi che attraversiamo in questi tempi, hanno comportato invece il drastico taglio dei contributi regionali, senza alcun riguardo per il rilievo e l’autorevolezza che la manifestazione ha assunto nel corso degli anni, lasciando solo il sostegno della Provincia di Caserta. Con la conseguenza che tutto l’impianto organizzativo, gia’ imbastito da tempo, ha rischiato di saltare del tutto, cancellando l’intera edizione del 2011. E con essa, forse, l’intero progetto anche per il futuro. Il supporto di alcuni sponsor privati, la caparbia tenacia dell’organizzazione, il disegno, ridisegno e ridimensionamento della struttura ed il cambio di location delle serate, hanno permesso comunque la realizzazione di tre appuntamenti, che si sono rivelati un autentico successo, presentati nell’ottima cornice dell’Auditorium Diocesano Monsignor F. Tommasiello di Teano.

La prima serata, il 22 luglio, e’ stata aperta da Enzo Favata col suo spettacolo intitolato Os Caminos De Garibaldi Na America. Un lavoro profondamente “azzeccato” col momento di rievocazione storica, che ha saputo riunire, secondo lo stile inconfondibile del saxofonista sardo, il jazz e la proposizione di sonorita’ ed arrangiamenti accattivanti con la ricerca dei fondamenti storici nella tradizione musicale popolare e le citazioni – a tratti riconoscibili ma del tutto ri-strutturate – di antiche canzoni popolari. Coadiuvato magistralmente in questo suo percorso dal pianista e coautore delle musiche Alfonso Santimone, dal contrabbassista Danilo Gallo, dal batterista U.T. Gandhi, dal grande Giancarlo Schiaffino e da Filippo Vignato ai tromboni, e da Flavio Davanzo alla tromba.

A seguire, lo spettacolo del famoso trombettista texano Roy Hargrove, consacrato ormai personaggio di grande rilievo del panorana jazzistico contemporaneo internazionale. Autentica fucina di swing, accompagnato da Jonathan Batiste al pianoforte, da Montez Coleman alla batteria, da Dwayne Burno al contrabbasso e da un infaticabile Justin Robinson al sax, Hargrove ha entusiasmato il pubblico con un’interminabile sequenza di brani dal ritmo coinvolgente. Per rincarare la dose, a meta’ spettacolo, Hargrove ha presentato la sua guest star, il batterista e percussionista cubano Horacio “El Negro” Hernandez. La sezione ritmica, a questo punto, lievitata esponenzialmente, si e’ spostata sul filone Latino-Caraibico con una serie di rimpalli ritmici tra Coleman ed Hernandez che sembravano interminabili e portavano il pubblico in delirio.

La serata del 23 luglio e’ stata la volta di un altro “mostro sacro” del percussionismo, Billy Cobham. Cobham, autentico genio della batteria, tra i primi a sperimentare le potenzialita’ dell’elettronica, ha presentato il suo Palindrome Tour nel quale riunisce il suo ampissimo ventaglio di esperienze musicali, che sfociano oggi in una fusion fruibile ed aperta ad ogni genere di gusto musicale. Assieme a Cobhan, Junior Gill allo steel pan, Camelia Ben Naceur alle tastiere, Christophe Cravero al violino, Michael Mondesier al basso, Jean-Marie Ecay alla chitarra. Ancora una volta un pubblico entusiasta e partecipe accoglie il pressante invito ritmico del batterista statunitense e della sua band.

L’ultima serata, quella del 24 luglio, e’ stata dedicata al “mitico” chitarrista John McLaughlin ed al suo progetto 4th Dimension. McLaughlin e’ un “vecchio” leone, che sa come affrontare con maestria e disinvoltura, il palcoscenico e trascinare gli ascoltatori nel suo mondo musicale, un mondo nel quale sintetizza tutte le esperienze maturate nei molteplici decenni di “militanza”, in cui ha praticato ogni genere musicale. L’esito di tutta questa alchimia e’ il jazz alla McLaughlin, variegato da intensi sentori di rock e di blues, che non puo’ fare a meno di collaboratori come un vulcanico Gary Husband, che salta incessantemente tra le sue tastiere e la batteria, per duellare a colpi di bacchette con l’esuberante batterista titolare Ranjit Barot, o come l’eclettico bassista Etienne Mbappe’.

L’appuntamento e’ dunque all’edizione del ventennale, per la quale gli organizzatori sovrappongono progetti e nutrono aspettative quasi si trattasse di festeggiare un figlio e, a ben guardare, in un certo senso, e’ proprio cosi. Siamo certi che la loro tenacia ed il loro incrollabile entusiasmo sapranno superare ogni ostacolo e regalarci, ancora una volta, una selezione di spettacoli di grande classe e qualita’.

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