Incontro di stili

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Si intitola “Stare Bene”, il nuovo disco del cantautore cuneese Andrea Giraudo. Ed è un incontro tra stili diversi, tra linguaggi e modi di essere questo disco che contiene in sé il sapore del soul, l’anima nera del blues, il gospel americano ma anche il sano pop italiano e quel “jazz” nei rimandi che arricchisce di eleganza gli arrangiamenti della sua forma canzone. Musica che poi cerca la ricetta segreta per raggiungere l’anima, per prima la sua probabilmente… e somiglia anche ad un disco che vuol cercare lo sfogo e la rivalsa personale, che vuole celebrare a pieno la serenità di essere se stessi. E il lavoro di Giraudo ha tanto dentro, testimonianza di grande mestiere competitivo e tecnico. Ha tanto dentro, dicevamo, che forse restituisce un dialogo troppo impegnativo e estremamente eclettico e multicolore per gli ascolti che ormai si attestano su linguaggi ben più ordinari, omologati, rapidi e diretti. Giraudo e il suo “Stare bene” dimostrano qualità nell’antico mestiere artigiano del cantautore e questo penso sia un attestato di stima verso l’arte e la cultura che per prime devono tornare a dettare i criteri entro cui muoversi per riconoscere il bello. Insomma: sono queste belle canzoni… mancano ancora del piglio estetico da mainstream, ma sono comunque sane e belle canzoni e la cosa poi trovo che interessi davvero poco a chi come Giraudo ha ben altri target da cercare nell’intricato ricamo di una canzone.

 

Jazz, blues… tanto blues… pop… anche quella bella melodia italiana che tanto ha contribuito alla nostra tradizione. Che altro manca da citare per raccontare questo disco?

Forse un po’ di Parigi in Dieci anni e un po’ di Balcani in Un mondo cassetto; per il resto hai detto tutto! Complimenti!

 

La radice di Andrea Giraudo come musicista e come pianista deve tanto all’improvvisazione… sbaglio? Sembra che arrivi questo dal tuo modo di scrivere…

Di nuovo centro perfetto! Io probabilmente ho fatto di necessità virtù o forse il mio cervello funziona proprio cosi’… chissà! Sicuramente ho compensato la mia scarsissima voglia di studiare e la mia allergia alla disciplina e alla noia con un buon orecchio e un’inesauribile gioia nel “lasciarmi andare” appena metto le dita sui tasti; tutto il resto di conseguenza!

 

Dopo “La guarigione” ha in programma di uscire con un nuovo video?

La scelta de La clessidra è stata un po’ una provocazione, una scommessa. E’ una canzone di cui sono particolarmente soddisfatto poiché penso di essere riuscito a rispettare il testo bello, denso e serio del mio amico Oreste Sardi, pur con una musica allegra, a tratti persino scanzonata, in bilico tra Fellini e Brancaleone… un’atmosfera che dice di me più di mille parole.

Dal vivo: la vita di Andrea Giraudo com’è? Come vive in scena questo disco? E in generale, oggi, c’è vita su questo pianeta?

Dal vivo la parola d’ordine è: scambio con il pubblico, perciò ho privilegiato uno spettacolo “confidenziale”: piano e voce. Ma ci sono all’orizzonte dei feat. importanti: il primo sarà il 14 luglio quando avrò l’onore di essere sostenuto dalle percussioni del grandissimo Toni Esposito, poi altre situazioni all’orizzonte, ma… STEI TUND!

In generale? Negli ultimi vent’anni il modello di vita ed economico cui eravamo abituati si è progressivamente sgretolato frastornando un po’ tutti, soprattutto affievolendo “il sacro fuoco” dell’ arte che ha bisogno di stimoli per divampare e non di certo di questa calma un po’ depressa che ammorba sia la domanda che l’offerta… però, dai, la vita c’è, il fuoco sotto la cenere pure e soprattutto ricordiamoci che “il R&R non muore mai!”.