Noa-polis al Teatro Sannazaro di Napoli

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L’antico Teatro Sannazaro, nel cuore di Napoli, vide le sue tavole calcate da artisti del calibro di Eduardo Scarpetta e di Emma Grammatica, poi da Luisa Conte e Nino Veglia, da Nino e Carlo Taranto, da Pietro De Vico e da Ugo D’Alessio, da Enzo Cannavale e tanti altri ancora, fino ai giorni nostri. E’ dunque tempio indiscusso della cultura e della tradizione napoletana. Nella polvere nascosta tra i velluti e gli arredi scenici c’e’ un’anima, uno spirito, che si aggira e si respira appena si accede alla piccola sala, sospesa, fuori dal tempo.


Questo preambolo per sottolineare quanto possa apparire incredibile che una donna israeliana, nata a Tel Aviv da famiglia di origine yemenita, cresciuta a New York, riesca ad infiammare, a stupire, ad incantare, cantando canzoni del repertorio classico napoletano, il pubblico di un teatro come il Sannazaro. Eppure questa signora – proprio la signorilita’ della persona, nei modi e negli atteggiamenti, unita alla semplicita’ ed alla spontaneita’, sono le caratteristiche che per prime colpiscono e conquistano – e’ riuscita a far breccia nel pubblico, affrontando il piu’ irremovibile integralismo del classicismo musicale napoletano.

Noa non e’ nuova a questo tipo di esperienza, al suo attivo c’e’ gia’ stato un altro disco, Napoli-Tel Aviv, in cui ha affrontato il grande mondo della canzone napoletana. Ora si ripropone con Noapolis, un analogo progetto realizzato con il supporto dello stesso staff artistico, la collaborazione del chitarrista, arrangiatore e consulente artistico Gil Dor e del quartetto d’archi dei napoletanissimi Solis String Quartet. Per quanto attiene la formazione di archi, l’appartenenza a pieno titolo alla cultura napoletana e’ scontata, essendo i quattro solisti nati e cresciuti nei confini del golfo di Napoli, sebbene si siano evoluti musicalmente con collaborazioni che hanno toccato quasi tutti i continenti ed i generi musicali; non puo’ essere mancato, da parte loro, un significativo apporto al tessuto musicale complessivo. Colpisce invece molto la penetrazione di Gil Dor, principale autore degli arrangiamenti, nell’essenza musicale partenopea, nella napoletanita’ complessiva dell’armonia, che gli hanno permesso di costruire una base musicale perfettamente rispettosa della migliore tradizione e che mai e’ sconfinata nella ricerca di sonorita’ improbabili o di discutibili colpi di scena. Le evoluzioni vocali di Noa, dalle note altissime e cristalline a quelle piu’ basse e profonde, si omologano perfettamente col gusto e con i costrutti canonici della canzone napoletana classica, peraltro di suo ampiamente modellata dagli influssi arabi che hanno incrociato il mediterraneo. I vocalizzi ed i gorgheggi semitonati, propri e caratteristici della tradizione musicale araba e nordafricana – che trovano la propria massima rappresentazione in Tammurriata Nera – s’inquadrano, con raffinatezza e naturalita’, nelle sonorita’ arabe come nelle linee stilistiche dell’antica tradizione napoletana.


Dalle stesse nobili origini, per intenderci, derivano le ridicole e teatrali caricature, cosiddette “a fronna ‘e limone”, degli odierni sedicenti cantanti “neomelodici”.


Ma non soltanto su questo terreno, per lei fin troppo semplice e naturale, gioca la sua partita Noa: si confronta infatti con diversi temi, come quelli delle origini arcaiche e popolari di Fenesta Vascia, della melodia eterna di Torna A Surriento, della sofferenza dell’emigrazione di Cartulina ‘E Napule e di Santa Lucia, della forza dell’emancipazione femminile come in Lili’ Kangy, tradotta in lingua ebraica.


E, a fine concerto, offre un’ampia dimostrazione delle sue versatilita’ in fatto di ritmica, dote innata degli artisti di origine araba, con un’esibizione scatenata su tamburi africani djembe’ e congas.


Su tutto questo prorompe la fortissima maturazione complessiva di tutto l’ensemble in materia di canzone classica napoletana, tanto che un osservatore casuale potrebbe restare fortemente interdetto: dove ci troviamo? Che musica e’ questa? Da dove vengono i musicisti? E’ questa vera napoletanita’?…

Verrebbe naturale rispondere: questa e’ vera noapoletanita’, promossa da un pubblico noapolitano verace ed entusiasta, al teatro Sannazaro, nel cuore di… Noapolis!

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