Uno sguardo agli anni ’60

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Come si racconta questo bellissimo disco di OLDEN se non facendo ammenda di quante belle canzoni abbiamo perso nel tempo? E questo lavoro non fa solo il mestiere del narratore, non è solo una scusa ghiotta per tornare ad ascoltare canzoni che forse non abbiamo mai conosciuto… ma è anche una bellissima prova che il nostro porta a termine, secondo noi da vincitore, nella quale riesce a fare sue e con estrema personalità scritture di anni davvero lontani, sia per cultura che per società. Si intitola “A60” diretto e guidato anche dalla mano artistica di Flavio Ferri, è un disco in cui non troviamo inediti ma remake di canzoni pubblicate in Italia negli anni ’60 e che non hanno ricevuto il successo di massa come, forse, avrebbero meritato. Insomma, un progetto davvero molto interessante non credete? OLDEN ne conserva ovviamente le liriche e le melodie ma ne presenta un arrangiamento che ovviamente fa i conti con il tempo presente, trasformando classici della musica leggera in nuovissime canzoni della scena indie di oggi. E che forza che hanno queste canzoni! E ad eccezione della celebre (l’unica davvero famosa) “Tutta mia la città”, per il resto è davvero pane ghiotto per la curiosità andare alla ricerca di queste piccole pietre preziose ormai anziane di almeno due generazioni.

 

 

Un lavoro di omaggi, di storia e di amarcord. Quanta bellezza abbiamo perduto nel tempo secondo te?

Non vorrei avere la pretesa di stabilire i canoni della bellezza, né tantomeno dire che la bellezza sia oggettiva, ma posso dire che secondo il mio punto di vista e la mia sensibilità, ne abbiamo persa parecchia. Il mio ultimo album di inediti “Ci hanno fregato tutto” si riferisce proprio a questo, ad un processo inesorabile di impoverimento culturale, di appiattimento; il conformismo rassicurante e la voracità dei social, le apparenze e spesso la morte dei contenuti, che sembrano proprio non servire più a niente, in alcuni casi.

 

Ma soprattutto: è arrivata nuova bellezza oggi? Qualcosa che si può paragonare a quelle grandi canzoni?

Sicuramente sì, ci sono esempi di bellezza anche oggi, non tutto è da condannare ed anzi non dobbiamo fare l’errore di parlare con troppa “severità” o con presunta superiorità, altrimenti rischieremmo di non capire le nuove generazioni e creare un’ incomunicabilità pericolosa.

 

Da cantautore: oggi quante brutte cose vengono celebrate per colpa dell’ignoranza?

Parecchie. Oggi, come sempre, probabilmente; forse adesso tutto viene amplificato al massimo, grazie (o dovrei dire “per colpa”) al potere dei social e a come si sia trasformata la comunicazione. Ecco, forse qualche anno fa avevamo più pudore, sicuramente i gusti personali erano più liberi e con meno condizionamenti.

 

E dunque, in uno scenario così precario, concorrere al Tenco – come immagino farai con un disco simile – che significato ha dal punto di vista intellettuale e spirituale?

Per me il Tenco è davvero la rappresentazione di come la musica dovrebbe sempre essere trattata, con attenzione, rispetto, curiosità. E soprattutto senza inseguire l’applauso facile, ma la particolarità, la qualità, lo stupore. Il Tenco non è solo musica ma anche “socialità”, uno splendido esempio di come la musica possa unire le persone attraverso dei vincoli speciali, autentici, saldi. Il mio “A60” è candidato per le Targhe di quest’anno (hai immaginato bene), ora non resta che incrociare le dita e lasciare che “tutto scorra”.

“A60” vede anche il grande Flavio Ferri alla produzione. Che cosa ha portato questa collaborazione?

Flavio rappresenta l’incontro artistico recente in assoluto più importante per me, credo rappresenti e rappresenterà un punto di svolta per la mia traiettoria musicale.

Ha una grande preparazione, gusto, esperienza e soprattutto (forse è la cosa più importante) è un artista “libero”, che non ama il conformismo, che cerca sempre un discorso artistico indipendente, svincolato dalle tendenze e dalle mode passeggere.

Arriveranno ancora un sacco di belle cose, ve lo prometto.

 

Ma parliamo della musica di Olden? Il presente guarda al passato… ma il futuro?

Il presente ricorda il passato ma non lo guarda, in realtà. Sto guardando avanti, lavorando al mio prossimo lavoro, insieme a Flavio, a Ulrich Sandner (fedelissimo collaboratore/musicista da qualche anno, ormai) e ad altre persone che credono in me e che cammineranno insieme a me. Ho scritto dei pezzi nuovi ed altri ancora arriveranno, per un progetto nuovo al quale credo molto e che sento davvero necessario in questo momento della mia carriera.

Presto avrete mie notizie! 🙂