Successo per Lino Cannavacciuolo al Festival di Suono e Pace di Vicenza

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Cosa muove gli uomini? Perche’ conserviamo dentro di noi i ritmi tribali delle origini, perche’ abbiamo bisogno di questo senso dell’eroico per sentirci compiuti, per immedesimarci in relazioni di senso?
Ecco la traduzione piu’ emotiva del tema del Marvellous Sound Project, Festival di Suono e di Pace ospitato in una location particolarmente evocativa, Villa del Montruglio a Vicenza, dal 19 al 21 giugno 2009. Il progetto si radica nell’attualissimo tema di persone e popoli in movimento, intitolandosi “MettereRadiciPerdere”, concentrandosi tra chi scappa dal proprio paese in guerra e chi ci resta per mantenere la speranza di costruire un futuro possibile.
Il festival si svolge in tre giornate con performance, incontri, labs sul suono inteso come “suono meraviglioso” dalla cultura buddista, che armonizza la natura e l’uomo; e un “Premio Maestro di Dialogo” da assegnare ad una persona che ha saputo distinguersi per capacita’ comunicative in grado di infondere fiducia e speranza in se’ e negli altri, che e’ stato assegnato a Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale.
La serata del 20 giugno e’ stata chiusa dalla performance di Lino Cannavacciuolo che con la sua band e il suo violino, ha trascinato il pubblico in sonorita’ mediterranee contaminate elettronicamente e capaci di infondere sentimenti di appartenenza e di riscatto con una travolgente energia che nella pizzica finale ha “costretto” la meta’ del pubblico a ballare come innumerevoli “tarantolati”. E tutto questo raccontato con le tribali percussioni di Emidio Ausiello, che con i suoi gesti precisi produce sonorita’ nette, pulite, potenti, che prendono alla pancia; con le colte citazioni delle chitarre di Ernesto Nobili e del pianismo di Giosi Cincotti, new entry del gruppo, che ci ha gia’ abituati nei suo progetti da leader a suoni vellutati e a sequenze armoniche poco prevedibili; le viscerali sonorita’ della contante Sara Grieco capace di far rivivere la genuinita’ popolare delle tarantolate e le preghiere lasciate al vento dalle donne in fuga. Ancora Lello Somma al basso e Salvio Vassallo alla batteria a sostenere con preparazione e diligenza le mirabolanti modulazioni tonali e le indiavolate sequenza armoniche e ritmiche di Cannavacciuolo che dirige i suoi musicisti con impercettibili segni del capo, che sa farsi aspettare per poi caricarli tutti dell’energia necessaria ad inseguire gli intensi percorsi che la musica muove quando interpellata. Ma Cannavacciuolo e’ capace anche di melodie struggenti, che parlano di un mediterraneo antico, martoriato dalle guerre e popolato da uomini che hanno compiuto battaglie in un altrove che ci portiamo dentro, di amori persi ma indispensabili, di testimoni che tengono accesa la luce del ricordo. Di popoli che hanno lottato e anelato al cielo, di uomini che hanno parlato per i posteri nella disperazione della loro solitudine, del loro smarrimento, dell’incomprensione dei piu’, del non sapere se domani sarebbe arrivato come sempre. Questa musica ci ricorda che siamo uomini e che abbiamo un bisogno fondamentale: la relazione. Perche’ non possiamo perdere la nostra identita’ lasciandoci dimenticare. Risulta cosi’ perfettamente integrato nel progetto Marvellous, carico di emergenze contemporanee.

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