Le mani sul Rock!

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Cantante, tastierista e songwriter tra i più popolari in America, Bob Malone arriva a Umbria Jazz per la prima volta. Rocker autentico e viscerale, virtuoso della tastiera, in questa intervista post-concerto, ci parla per suo passato, presente e futuro!

 

Ciao Bob, complimenti! Concerto bellissimo…molto coinvolgente!

Grazie, mi fa piacere che vi siate divertiti! (con un grande sorriso stampato sul volto).

 

Quando hai iniziato a suonare il pianoforte?

Quando ero piccolo; avevo 9 anni quando i miei genitori mi fecero iniziare a suonare l’organo che c’era in casa. Avevo un maestro di impostazione classica, che mi faceva lezione.

Il pianoforte è venuto un pochino dopo.

 

Ti piaceva suonare, ti appassionava il pianoforte come strumento?

Onestamente? Non molto, durante il primo anno di studio, no. Avevo pensato anche di smettere, ma mia madre, alla quale faceva piacere che continuassi, mi suggerì di dedicarmi allo studio dello strumento ogni giorno, ma per soli 15 minuti. Ha funzionato e, dopo, mi sono davvero appassionato alla musica.

 

Cantare è stata una cosa avvenuta nella stessa tempistica?

No, ho iniziato a cantare molto dopo; avevo circa 15 anni e avevo, nel frattempo, scoperto la musica rock. A quella età ho composto i miei primi brani.

 

Wow! Già componevi musica tua a 15 anni?

Beh, sì, ma, in tutta franchezza, con il senno di poi erano brani piuttosto bruttini… (ridiamo).

 

Quali sono stati i musicisti che hanno influenzato di più il tuo stile?

Innanzitutto, la musica classica, ne ascoltavo tantissima. E poi, in ambito jazz, Chic Corea, Herbie Hancock e Ray Charles.

Ed ancora…i Beatles! A questo proposito, vorrei aggiungere che ho suonato nell’ultimo disco di Ringo Starr, una soddisfazione grandissima!

 

Lo immagino! Ci racconti come è andata?

Io vivo a Los Angeles e Ringo abita a 15 minuti di strada da casa mia. L’ingegnere del suono con cui lavoro quando registro i miei dischi lo conosceva bene e seppe che aveva bisogno di un pianista per registrare il suo nuovo disco; pensò subito a me e me lo propose, sicuro del fatto suo e che Ringo avrebbe gradito il mio stile.

 

Che grande emozione!

Immensa. Quando andai a casa sua ad incontrarlo, sgranavo continuamente gli occhi e mi stupivo in ogni momento del nostro incontro e della possibilità di lavorare insieme. Ci siamo trovati benissimo, lui è stato molto carino ed accogliente nei miei confronti.

 

È la prima volta che ti esibisci ad Umbria Jazz: come ti senti a suonare al cospetto di un pubblico amante del jazz? Percepisci qualche differenza?

No, devo dire che trovo il pubblico italiano molto omogeneo nelle sue reazioni. Siete molto ricettivi e mostrate le vostre emozioni in maniera diretta. Ho suonato tante volte in Italia, che è tappa fissa dei miei tour Europei. Voi, se gradite quello che propongo, lo fate sentire subito. Ci sono nazioni dove devi veramente sudare per far arrivare il tuo messaggio, la tua musica e comunque la reazione che si ottiene è minimale. Qui, se piace ciò che suoni, lo capisci al volo!

 

Questo che abbiamo appena visto sul palco è il tuo gruppo stabile?

Sì, è quello con cui mi esibisco quando suono in Europa. Il batterista Edoardo “The Tank” Tancredi è italiano, ma vive in America. È lui che chiama gli altri musicisti, anche loro italiani, che risiedono qui per esibirci insieme. Le due vocalists sono, invece, americane: una delle due è mia moglie.

Ho altri quattro gruppi con i quali mi esibisco rispettivamente a Los Angeles, New Orleans, New York e quando mi reco in Australia per dei concerti.

Hai cinque gruppi diversi, quindi! Bello! Da quanto tempo vi conoscete e suonate insieme?

Mmmmh, sono trascorsi già circa 8/10 anni dal nostro primo concerto insieme.

 

Come hai conosciuto il festival di Umbria Jazz e chi ti ha suggerito di venire a suonarci?

Era da tempo che conoscevo e sentivo parlare di questa manifestazione da un conoscente americano che fa parte dell’organizzazione e che mi aveva visto suonare a New Orleans una quindicina di anni fa.

Lo scorso anno, a luglio, ero in Italia per dei concerti ed avevo una data non lontano da qui. Il giorno successivo, avevo un giorno libero e decisi di venire a Perugia per vedere come funzionava e mi conquistò l’atmosfera di questi luoghi. Mi dissi subito: voglio esserci anch’io, voglio esibirmi qui!

 

C’è un musicista in particolare con cui vorresti suonare?

Bruce Springsteen, senza dubbio. Io sono originario del New Jersey e per chi viene da quelle parti, è naturale amare il Boss.

Durante un concerto ad Hyde Park a New York con la band di John Fogerty, con il quale suono, Springsteen è salito sul palco ed ha cantato con noi.

 

Che emozione!

Infatti, è stato meraviglioso! Mi piacerebbe moltissimo essere uno dei suoi musicisti in pianta stabile.

 

La tua attività musicale è più legata ai concerti dal vivo oppure al lavoro in studio, tra composizione e registrazioni?

Direi ad entrambe. Io giro molto, faccio più di 100 serate dal vivo all’anno. Viaggio tantissimo per suonare, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Ad esempio, prossimamente, mi esibirò in Cina per Umbria Jazz.

 

Quindi, se dovessimo parlare in percentuale, quale sarebbe la divisione dei due ruoli?

Fammici un attimo pensare…direi il 60% è l’attività live ed il restante 40% la composizione ed il lavoro in studio.

 

Per concludere, c’è qualcosa di cui non abbiamo parlato e che vorresti aggiungere?

Sì, vorrei dirvi che il mio nuovo album uscirà il prossimo anno e che a Natale pubblicherò un disco ispirato al clima di questa festività.

In genere, pubblico un disco ogni tre anni circa. Se dovessi farne uscire uno all’anno, dovrei avere più tempo per dedicarmici, restando a casa per almeno 3 mesi di fila, cosa che, al momento, non accade!

 

Grazie per la tua simpatia e disponibilità, Bob! 

Sono io che ringrazio voi, è stato un vero piacere!

 

 

www.bobmalone.com