Un ultimo video prima del nuovo disco

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Dal suo esordio discografico del 2014 intitolato “Bless”, FAB pubblica oggi un ultimo estratto, un ultimo video e, forse, il più significativo sia da un punto di vista musicale sia da un punto di vista di messaggio e contenuto. Si intitola “I Have a Heart” e già dal titolo si può immaginare quanti retroscena e quante numerose letture personali possiamo attenderci. E non ne resteremmo delusi. Una delicata ballad inglese, americana, internazionale, musica a cura di Gray Renda e testo scritto da Fab. Una collaborazione questa che in diverse forme e misure si ripercuote per tutto il lavoro ma in particolare su questo brano troviamo l’equilibrio perfetto tra il romanticismo della vita e l’ambizione dei sentimenti. Interamente girato a Londra, FAB chiude la promozione e la voce da dare a questo disco d’esordio con la promessa che manca poco, anzi pochissimo, al nuovo disco di inediti.

 

 

 

Londra come l’America, come il resto del mondo? Oppure Londra ha un significato preciso?

Londra come un crocevia di idee, persone, suoni. È una città che conosco molto bene, che custodisce luoghi preziosi e per me molto simbolici. Direi ispiranti. Canto in lingua inglese, ho sempre seguito con molta attenzione la scena musicale britannica e quei suoni, quelle atmosfere li ritrovo spesso nel mio modo di comporre musica. E Londra è una capitale musicale, in tutto e per tutto, in ogni angolo capita di incontrare musica, di qualunque forma. Uno stimolo continuo per un musicista in cerca di idee.

 

Da qualche parte ho letto questa frase: il pop che dal folk si macchia appena di rock. Ti ci rivedi?

Assolutamente sì. Ho appreso il grande valore insito nelle contaminazioni, il che mi fa sorridere considerando che a 20 anni ero un purista del rock, della chitarra distorta a tutti i costi. Ho ascoltato molto folk, da Tim Buckley a Dylan, da Johnny Cash a Nick Drake, e quel modo di raccontare certe storie lo sento molto mio. Mi affascina molto l’idea di coniugare quella cifra stilistica con suoni più rock. E spesso la chiave di volta, la sintesi, il vero ponte di collegamento lo trovo nella nota di un organo, di una viola, di un pad. L’elettronica, in particolare, se usata con garbo, possiede un potenziale inestimabile per la costruzione di un brano.

 

Gray Renda. Com’è nata e cosa ha portato questa collaborazione?

Io e Gray siamo diventati amici grazie alla musica, abbiamo suonato a lungo insieme in un progetto acustico che rivisitava in maniera alquanto originale alcuni brani della tradizione rock e folk internazionale. Un’esperienza che mi ha consentito di crescere tanto, in particolare a livello vocale, e che ricordo con grande piacere. Poi, quasi per caso, è nata la collaborazione su “I have a heart”, avevo questo testo per me molto importante, così un giorno glielo lessi, e lui tirò fuori questo giro blues che mi conquistò immediatamente. Era il vestito migliore da far indossare a quelle frasi.

 

 

A lavoro per un nuovo disco? Insomma pensi che ormai questo esordio del 2014 abbia detto tutto quello che doveva o c’è ancora qualcosa da sviscerare?

Con la band (Antonio Guzzomì, Bernardo Procopio, Tommy Donato e Alex Tolomeo) stiamo lavorando duramente al nuovo disco. Abbiamo iniziato a registrare da qualche settimana e ci sono tante idee interessanti da condividere. I nuovi brani hanno moltissimo da dire e la cosa che più mi preme e trovar loro una veste musicale adeguata. Il nostro è un lavoro di squadra, ognuno di loro è indispensabile nel progetto. Penso che la musica sia anzitutto condivisione e quando si traccia un percorso pienamente condiviso è difficile sbagliare. “Bless” è stato un bell’esordio, ma con il nuovo album voglio che ci sia un’evoluzione, come è giusto che sia. E la strada intrapresa finora mi sembra proprio quella giusta.

 

In ultimo ti chiedo una curiosità personale: cosa c’era in quella borsa?

La risposta, quella vera, è contenuta nel nuovo disco! Quindi bisognerà pazientare qualche mese per conoscerla…