Un disco italo americano

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La cantante Francess (italo-americana) pubblica un nuovo lavoro, raffinatissimo e ardito nell’idea. Si intitola “A Bit of Italiano” e vi assicuro che non sarà solo il titolo a palleggiare l’inglese e la lingua nostrana come fosse una partita di ping pong. Sarà tutto un disco. Lo farà in modo concettuale rimescolando grandi brani della nostra tradizione pop (da Buscaglione a Lucio Dalla), lo farà arrangiando questi capolavori con suoni del progresso dando a tutto il disco un’aura internazionale (sicuramente non italiana), lo farà tornando a cantare la lingua madre di queste bellissime canzoni di quando in quando, su un inciso, un trasporto, in un bridge davvero emblematico. Alla fine ci regalerà a chiusa di tutto un brano inedito dal titolo “Good Fella”. Il risultato? Un bellissimo disco: antico nei sapori, forte di mestiere ed intenso di fantasia. In rete il video ufficiale.

 

 

Un disco di questi contenuti, di questo preciso messaggio: che significato ha per te? Una rivendicazione delle origini, della cultura, un volerti accostare ad un certo tipo di passato… cosa?

Sicuramente è un progetto che nasce da un personale desiderio di trovare un’identità artistica nell’incontro fra le mie due lingue e culture. Avevo il desiderio di attingere alla grande storia della musica italiana per creare qualcosa di nuovo usando arrangiamenti moderni e la traduzione che per me è uno strumento prezioso. Sono molto orgogliosa di essere italiana e secondo me questo è un momento in cui riconoscere il valore della nostra storia non può che fare bene.

 

Un solo inedito. Strizza molto l’occhio a “That’s amore” – nelle intenzioni quanto meno – sei d’accordo?

Sì, direi che per certi versi possono essere considerate due canzoni simili. Nel testo ho inserito alcuni degli stereotipi associati da sempre alla cultura italiana quindi ovviamente pizza, mandolino e mafia non potevano mancare. Con un po’ di leggerezza e ironia ho cercato però di raccontare anche le qualità e le ricchezze di questo paese.

 

E come mai un solo inedito?

Il disco è nato come raccolta di cover quindi non ho sentito la necessità di inserire altri inediti. “Good Fella” gioca con le lingue e i simboli delle culture a cui sono stata esposta nella mia vita per via delle mie origini e mi è sembrato che questo bastasse a raccontare l’intenzione del progetto dal mio personale punto di vista. Scrivere un altro brano originale forse avrebbe anche distolto l’attenzione da questa canzone.

La traduzione in inglese quanto ha avuto bisogno di manipolare il testo e in qualche modo la sua poetica?

Tradurre è sempre un lavoro impegnativo. I brani del disco sono stati scelti anche in base alla traducibilità dei testi, perché non è facile riuscire a mantenere significato, intenzione e suoni in questa trasformazione linguistica e culturale. Sicuramente ho dovuto modificare e manipolare, ma ci sono casi in cui abbiamo scelto di lasciare parole o addirittura frasi intere in italiano semplicemente per la consapevolezza che non tutto è traducibile. Con grande cura e rispetto ho cercato di rendere giustizia e di essere il più possibile fedele ai testi originali.

 

In conclusione direi che mi è piaciuta molto questa veste futuristica – se mi concedi il lusso di questa metafora. Come mai questa direzione artistica piuttosto che ripercorrere più o meno le stesse linee guida?

Per fare una cover che non sia semplicemente una copia dell’originale bisogna smontare e rimontare il brano per adattarlo alla voce di chi lo interpreta. L’amore e il rispetto per questi grandi successi sono linee guida sufficienti per assicurarsi qualità e anche un po’ di originalità nel prodotto finale.