Esordio per l’alternative romano

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Romani de Roma come direbbe qualcuno ma questa non è storia di stornelli né di andamenti popolari secondo tradizione. Qui si parla di Alternative Rock della scena indie italiana con un disco d’esordio de Il Grido. E come dice “La canzone di merda” allora noi diciamo che se questo disco non l’avessero scritto sarebbero morti perché trasuda necessità e importanza personale. Molto ben curati i testi che spesso vengono trascinati in un limbo quasi pop (appena alla Ligabue) e poi è ben solido il muro di distorsione delle chitarre che richiama i dettami classici del genere. E proprio per restare sul pezzo “La canzone di merda” direi che è una degna risposta a tutti gli indie alternativamente pop che hanno scritto (in questo periodo soprattutto) ballate sulle loro canzoni. Ecco la versione alternative de Il Grido. Niente di originale ma tutto di personale.

 

 

L’Alternative Rock proviene da una controcultura di base, dalla società che si ribella. Diciamo che l’evoluzione del Punk ha dato anche questi frutti. Ma quelli erano gli anni ’70 – ’80. Voi invece da cosa provenite?

Noi veniamo da una società che prende per il culo tutto e tutti e non si ribella a niente.

Che fa le rivoluzioni su facebook, in pantofole. Con dei cantanti che non dicono nulla perché nessuno vuole sentire niente, che non piacciono a nessuno ma che ognuno ascolta perché gli altri li stanno ascoltando.

 

Quanta ruggine e quanto ferro in questo suono. Ok il genere ma mi sembra che sulla sezione del drumming avete investito meno che sui suoni bassi e grevi di powerchord e basso…o sbaglio?

No assolutamente, noi siamo orgogliosi di come il nostro golden boy ha picchiato sulle pelli!

Sicuramente abbiamo spinto molto sui suoni delle chitarre, e abbiamo scelto di proposito un sound molto cupo per il disco. Forse la dimensione live rende meglio giustizia alla batteria, la gente resta spesso impressionata dal veleno che Lorenzo (Spurio Pompili) riversa sul suo povero strumento indifeso.

 

Le distorsioni poi sono un pezzo portante del disco…o sbaglio?

Sì. Abbiamo cercato delle distorsioni che fossero il meno comuni possibili, un suono che fosse quantomeno solo nostro. Facciamo un genere in cui la chitarra resta lo strumento portante, abbiamo cercato di aggiungere un tocco personale tirando le distorsioni fino a sfiorare il rumore. Se devi sperimentare è sempre meglio esagerare. Quasi non vediamo l’ora di scrivere il secondo album per esagerare ancora di più.

 

Voglio condividere con voi questa riflessione. “Dieci ragazze per me” cantava qualcuno. L’amore un tempo era cantato in tutte le salse. Ora invece siamo a due passi da una rivoluzione. Ognuno la sua. “Zero”.

“Zero”, come gli anni in cui esplodono i social network e le persone per la smania di condividere si chiudono nella propria camera. E restiamo a due passi dalla rivoluzione, perché nessuno sa come farla iniziare, da soli. Ma la rabbia è una pulsione istintiva, fa parte della natura dell’uomo, noi proveremo sempre a stuzzicarla.

 

Ditemi la prima cosa che vi è venuta in mente riascoltando il master del disco.

Non possiamo, era una bestemmia!