Il disco del futuro?

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Si intitola “FolkBluesTechno’n’Roll…e altre musiche primitive per domani” questo nuovo disco dei NiggaRadio. Raccontarvelo non è affatto facile, dato che fin dal primo istante e dal primissimo ascolto ci si imbatte senza pietà in un raccoglitore multigenere di razze e di suoni, di colori e di anni. C’è lo scenario digitale ma anche l’antico blues americano, c’è il rock italiano ma anche la canzone d’autore sociale. Dovendo orientarci faremmo poca fatica a perdere il filo sia per la varietà inattesa che si respira durante tutta la tracklist sia per l’originale mistura che vien fuori quando passato e futuro dialogano assieme. Mettetevi all’ascolto di brani come “Messinregola” che inizia trasportandoci nel blues più profondo e poi badate ai suoni che si trovano strada facendo: d’improvviso sembra finiti in un disco de Il Pan Del Diavolo piuttosto che in uno scenario indie rock mescolato ad un andamento rap della voce. Quindi descriverlo diventa un impresa: ma il bellissimo risultato ancor di più da forza all’invito di acquistarlo e ascoltarlo. Davvero una bella sorpresa!

 

 

Immagino avrete risposto mille volte a questa domanda ma da più parti abbiamo letto qualcosa che ci ha catturato fortemente l’attenzione ed è da qui che vorremmo partire: la Sicilia è una terra molto Blues. Perché e cosa significa?

Ci sono molte risposte e tutte convergenti. Probabilmente richiederebbero alcune pagine, ma proveremo qui a darti una risposta sintetica. La posizione dell’isola è uno dei motivi, per decenni si è cercato il blues guardando ad occidente, agli States, mentre bisognava guardare a sud, a luoghi come il Mali… da li in varie forme è tracimato nel mediterraneo e quindi… La situazione storica “recente” dall’unità d’Italia, che ( ormai accettata anche dagli storici più conservatori) è stata realizzata qui con un vero e proprio atteggiamento coloniale, cancellando una memoria storica. La situazione economica attuale e relativa situazione sociale che ci vede in una vera e propria “underdog position”. Diremmo che c’è quanto basta per aver sviluppato un sentire blues che nulla ha a che vedere con le (a nostro avviso irrilevanti) “12 bars structures”, ma che si relaziona ad un mood…

 

Ogni corrente artistica ha avuto mille evoluzioni per approdare a generi diversi. La vostra scrittura, il vostro scenario è figlio di chi e di cosa?

Potremmo dire che gran parte della risposta è già stata data sopra. Possiamo precisare che è figlio della strada, di ciò che sentiamo ogni giorno. Del contrasto fra lo splendore abbagliante del sole e del mare e le scure difficoltà del quotidiano. Della contaminazione del ritorno (come per tutti noi della band) dalle nostre migrazioni e da ciò che, non solo musicalmente, abbiamo appreso e da quello che chi arriva qui in Sicilia con noi condivide. È figlio dello sforzo di ricordarsi da dove veniamo e del desiderio di indirizzare il nostro destino verso un futuro. Tutto questo si traduce nella nostra idea di suono.

 

Secondo voi è già maturo per dare a sua volta figli e contaminazioni?

Ah, la domanda delle domande. Noi ricerchiamo, giochiamo, sudiamo. Cerchiamo di essere il più sinceri possibile con noi e con la gente che ci vuole ascoltare. Siamo serissimi e caciaroni insieme verso quest’arte terribile e meravigliosa. Se qualcuno si sentirà motivato, stimolato da ciò che facciamo,da ciò che siamo sarà un’emozione e ne saremo onorati e felici. Noi possiamo solo andare avanti, testa bassa e pedalare.

 

Trovo che Cesare Basile in questo disco appaia in alcuni dei brani più filologici e coerenti con gli ascolti cosiddetti “tradizionali” e con un certo filone “blues”. Non so se siete d’accordo… in ogni caso come è stata concepita la sua partecipazione e che tipo di messaggio artistico veicola in questo disco?

Cesare è un amico di vecchia data di Daniele. A The Cave ( lo studio di Daniele) hanno realizzato alcune delle pagine più significative della carriera di Cesare (“Closet Meraviglia” e “Gran Calavera Elettrica”) e per questo Daniele lo aveva invitato su alcuni dei nostri palchi fin dal primo disco. In FBT’n’R avevamo alcuni episodi che per struttura musicale e concetto ci sembravano adatti al suo modo di suonare. Lo abbiamo chiamato su dei brani già strutturati e suonati che ci sembravano più adatti, chiedendogli di aggiungere uno strumento a sua scelta (la chitarra tenore principalmente) ed ecco tutto. Il messaggio? Che da partenze diverse, se la musica è “vera”, si arriva a poter avere una voce diversa ma comune.

 

 

E comunque qualcuno dice che il futuro sarà il passato. Si sta tornando al vinile e al mondo analogico. Voi che ne pensate?

Basta ascoltare i nostri dischi per capire quanto il nostro lavoro si indirizzi verso l’annodare, coscienti, le fila del passato con quelle di un futuro possibile per realizzare questo presente. Quanto all’analogico, sfondi una porta aperta. Lo studio dove lavoriamo (TheCave) la Label (Dcave records) sono assolutamente votati all’idea del progetto concettualmente più umano e analogico possibile. Per noi è una delle vie più importanti per la sua “organicità”, i suoi tempi, i suoi magnifici limiti… e non solo per la forza del suono ma per le modalità lavorative, lo scorrere del tempo (non prettamente musicale, aspetta che un nastro si riavvolga e capirai) le attese che contribuiscono a fare di tutto ciò un’arte più che un industria.

 

E voi il vinile?

È in arrivo!!!

 

Chiudendo con una domanda ordinaria: la vostra musica cerca il futuro. E che futuro state cercando per i NiggaRadio?

Continuare ad esplorare mondi sonori sociali ed emozionali. Mettere insieme gambe cuore e cervello. Cerchiamo di portare tutto ciò a più gente possibile e si partirà già dalla prossima primavera con il nostro primo tour europeo.