Un esordio presuntuoso

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Presuntuoso perché l’esordio dei LOHREN gioca carte difficili e ambiziose. E lo fa con sfacciataggine e noncuranza dei pericoli che un po’ corre e patisce e un po’ schiva con agilità interessante. Si intitola “Felice di niente” il primo disco del duo romano formato da Luca Zadra e Giulia Lorenzoni. Un disco lungo (sono 13 inediti e 2 cover) per i tempi moderni del tutto e subito. Di base è l’elettronica la vera colonna portante che regge in piedi il tutto, condita da qualche elemento reale come una tromba e alcuni elementi di batteria… e poco altro – forse. Dal video del singolo di lancio che troviamo in rete (in particolare i Lohren curiosamente incorniciano due singoli assieme con uno stesso video e parliamo dei brani “Oggi no” e “Insonnia”) si smaschera la vena ingenua che hanno questi giovanissimi della scena. Avrebbero potuto replicare la freschezza trovata nel loro primissimo lancio quando si fecero conoscere con la cover di Rino Gaetano “Sfiorivano le viole” (brano che ritroviamo in questo disco). Di contro è altrettanto vero che da un esordio non ci si aspetterebbe scritture tutt’altro che scontate come accade per il brano “Amore e psiche” o “Paralisi”. Un disco digitale insomma, moderno, a tratti futuristico e decisamente fresco e ispirato.

 

 

 

Dalla nostra (che siamo partenopei) cerchiamo sempre delle radici culturali e geografiche in ogni opera d’arte. Il vostro mondo “matematico” voluto dall’elettronica a quali radici attinge?

Abbiamo un background musicale molto diverso. Siamo cresciuti tra jazz,rock e metal. In questo abbiamo voluto trovare un punto d’incontro con la nostra storia e il nostro presente musicale. Per questo la nostra è musica in italiano e non musica italiana. La lingua ci permette di esprimere i nostri pensieri e l’elettronica di esprimere  la nostra personalità.

 

“Felici di niente” è un bellissimo titolo. Come si lega alle tracce del disco? In altre parole dove rintracciamo il filo conduttore di questo significato particolarmente attuale e profondo?

Felici di niente è solo la sintesi degli stati d’animo che fanno parte di questo disco. Abbiamo voluto esprimere solo aspetti della nostra vita quotidiana, le nostre paure e le nostre fisse. Questo è solo il modo con cui le affrontiamo.

Oggi si parla sempre di musica suonata. Si punta il dito contro l’elettronica facile che a tutti permette di fare cose. Voi cosa rispondete?

È vero che la musica elettronica per certi versi semplifica le cose,ma è pur vero che se non c’è un’idea di fondo interessante la musica, anche la più semplice, non funziona. Poi c’è da dire che noi prima di tutto siamo musicisti. L’elettronica è il nostro mezzo per rimanere un duo e per poter esprimere le nostre idee in modo immediato.

 

Come non chiedere a due giovanissimi come voi la ragione di una cover storica come “Malalaika” in un disco del genere… immagino che non sia il primo a provarne curiosità…

È un brano che fa parte del repertorio jazzistico di nicchia ormai. Tutti e due lo conoscevamo da anni e ci siamo stupidi quando una sera che ne stavamo parlando improvvisamente la band che eravamo andati a sentire l’ha iniziata a suonare. Così abbiamo deciso di farne una cover.

 

Nel disco anche contributi di altri musicisti. Ma un’orchestra? Ascoltando brani come “Amore e psiche” o come “Tra fumo e acqua” ci avrei visto benissimo una sezione d’archi…o forse sbaglio?

Non abbiamo ben capito se ti riferisci ad un’orchestra vera o se ad una così detta “elettronica”, quindi risponderemo a tutt’e due. Abbiamo voluto dare una caratteristica portante che legasse i pezzi tra di loro e li rendesse riconoscibili nello stile e nel genere, ma abbiamo comunque voluto diversificare e rendere unico l’immaginario di ogni singola canzone. In quanto all’orchestra vera ci abbiamo assolutamente pensato, ma non faceva al caso nostro.

 

Dunque un esordio poliedrico e frammentato da tante ispirazioni. Ci date alcuni riferimenti? Quali sono state le maggiori ispirazioni?

Noi ci ispiriamo soprattutto alle sensazioni che proviamo. La nostra è per così dire una “musica descrittiva”. L’ispirazione proviene da qualunque cosa. Componiamo ovunque e per qualsiasi motivo.

 

Un disco così digitale mi lascia anche pregustare un certo modo “digitale” di promuoverlo… magari qualche idea stramba o alternativa. Ci avete pensato?

Guarda in verità non ci abbiamo ancora pensato, vogliamo che la nostra musica interessi perché tale. Per questo abbiamo fatto due video collegati, per dare più materiale possibile al pubblico da sentire in anteprima rispetto al disco.