Il mio “Senso dell’uguale”

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Eccolo il nuovo disco di Andrea Di Giustino cantautore. Intrepido professionista ormai di anni di gavetta e di insegnamento che torna sulla scena della musica leggera italiana, quella d’autore, con un nuovo lavoro ricco di gusto e di semplicità. Si intitola “Il senso dell’uguale” pubblicato da Hydra Music il suo nuovo decalogo del buon consumatore di vita, tra ricerca introspettiva e sensazioni che di certo non val la pena trascurare…come invece accade di consueto. Bel pop italiano, ben suonato e ben confezionato, che richiama la scrittura musicale di Bersani in alcuni tratti, De Gregori e tutto il bel cantautorato italiano in molti altri. Ma sempre a spizzichi e bocconi questi rimandi a nomi importanti, restano sempre piccole pillole ben misurate che arricchiscono una personalità già forte di suo. In rete il video ufficiale “Punto a capo”.

 

 

 

Un nuovo disco e una nuova avventura. Che avventura è questa volta?

E’ sicuramente un’avventura interessante, che è costata tanta fatica e genera tante aspettative. Questo disco è frutto di un cambiamento avvenuto nella mia vita che ha generato tante riflessioni che poi sono state tramutate in canzoni è proprio il caso di dire che descrive un’avventura finita in un determinato momento e una nuova nello stesso istante iniziata, PUNTO…A CAPO.

 

Passano gli anni, cambia il mestiere e cambia anche il modo di presentare la musica. Oggi che lavoro è diventato?

Un lavoro difficile, non tanto per quanto riguarda la produzione, dove le moderne tecnologie sicuramente hanno smaltito i tempi in studio con una qualità superiore, ma dal punto di vista promozionale è sicuramente peggiorato. Passare in un network è pari al vincere al super enalotto, la rete consente alle piccole produzioni  di farsi conoscere, anche se ormai il web è un canale ricco di artisti di ogni tipo,  nel quale spesso l’ascoltatore non sa da dove iniziare a cercare, si genera quindi una dispersione di tanti prodotti che non riescono a trovare la visibilità sperata, in tutto questo caos bisogna non limitarsi a fare i musicisti ma incarnare le diverse figure che prima competevano a persone.

 

“Il Senso dell’uguale” Titolo ricco di metafora. Da dove nasce?

Nasce dall’esigenza di uscire dai soliti schemi in cui la vita a volte pericolosamente ci imprigiona. La metafora del palloncino incarna la figura umana che osserva si muove nei propri spazi senza rendersi conto che sarebbe capace di volare se solo avesse il coraggio di tagliare il filo dell’orgoglio e abbandonarsi alle correnti della vita.

 

 

Il cantautore prima trascinava le folle, aveva un ruolo molto sociale. Oggi invece è il contrario, sei d’accordo?

A malincuore sono d’accordo ma il problema non sta nel cantautore in sé, ma piuttosto nel fatto che è cambiato il mondo in cui il cantautore si colloca. Non c’è tempo di ascoltare, bisogna correre e assimilare un messaggio diventa complicato, in tale contesto emerge la musica che trasmette messaggi superficiali. Sono fiducioso che si tornerà a ascoltare, i giovani ascoltano moltissimo il Rap che in molti casi è eccellente per scrittura e contenuti, mi auguro che la ricerca della sostanza testuale possa risorgere anche nella musica pop/cantautorile.

 

Nel disco si parla tanto di rinascita. “Morire Vivo” è un inno alla vita. Cosa stai dicendo a te stesso che non hai mai fatto prima?

Sto dicendo che la vita è una sola e seppure ce ne fossero altre ora sto vivendo questa e voglio viverla  intensamente fino all’ultimo respiro, con le mie idee, la mia musica e tutto quello che per diverso tempo ho dovuto vivere solo come contorno e ora è diventato centro focale della mia esistenza.

 

Facciamo un gioco romantico: col senno di poi cosa manca a questo disco? Cosa gli daresti di nuovo che non hai potuto fare prima?

Premesso che sono soddisfatto di tutto quello che è stato registrato, forse avrei potuto inserire qualche pezzo in più, ma sto già lavorando al secondo disco e spero che veda la luce a breve. Per il resto ragionare col senno di poi non ha molto senso, ha senso piuttosto dire come vorrei che si producesse il mio nuovo album, ovvero con un lavoro di equipe molto più attivo al fine ottenere le migliori  soluzioni musicali e liriche che descrivano le emozioni in esso contenute.